L'immagine dello scrittore solitario, chiuso nella sua stanza, nella semioscurità, con la sigaretta mezza consumata in un posacenere stracolmo, e l'immancabile bicchiere quadrato da whiskey vuoto, affiancato a una bottiglia di J&B, è un cliché destinato a scomparire nell'oblio.
Sembra che molti scrittori amino lavorare in ambienti rumorosi e molto frequentati come, per fare un esempio, i coffeeshop. L'articolo da cui prendo spunto è questo; è interessante leggere le spiegazioni per cui avviene questo fenomeno... tre, in linea di massima.- IL GIUSTO LIVELLO DI DISTRAZIONE: Il rumore di fondo aiuta a focalizzare il proprio obbiettivo, a chiudersi mentalmente e lavorare con maggiore determinazione;
- IL VALORE DELLE ORE E' PIU' EVIDENTE: La consapevolezza di non poter stare in eterno nel locale pubblico, del fatto che il portatile non può stare acceso per sempre con le sole batterie, dà una maggiore consapevolezza dello scorrere del tempo, e alla fine questo tempo viene utilizzato meglio;
- FUORI DALL'UFFICIO NON SEMBRA VERO LAVORO: Stare in un luogo pubblico rende la scrittura una sorta di divertimento, non un lavoro. Alla fine si lavora anche con maggiore determinazione visto che, solitamente, in ufficio c'è una certa tendenza a essere sempre interrotti per un motivo o per un altro;
- (n.d.r. Quatttro? Non dovevano essere tre?) Se si è in un luogo pubblico da soli, avere qualcosa da fare aiuta a non sentirsi "strani", asociali o quant'altro. Per cui... tanto vale portarsi dietro il portatile per scrivere.
Voi? Invece? Lo avete mai fatto?
It was a pleasant cafe, warm and clean and friendly, and I hung up my old water-proof on the coat rack to dry and put my worn and weathered felt hat on the rack above the bench and ordered a cafe au lait. The waiter brought it and I took out a notebook from the pocket of the coat and a pencil and started to write.~ Ernest Hemingway
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