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Scrivere un romanzo, prove generali

Da Anima Di Carta
Scrivere un romanzo, prove generaliHo notato che ci sono tante persone (soprattutto tra i giovanissimi) che trovano questo blog cercando informazioni su come cominciare a scrivere un romanzo. E incredibilmente il mio post più letto è quello sugli errori di chi inizia. Per questo vorrei dedicare queste righe proprio a chi comincia a muovere i primi passi in questo mondo. Sono piccole cose che ho appreso nel tempo e che spero possano tornare utili.
La prima cosa che mi sento di dirvi è che per scrivere bene non bisogna avere fretta, prendetevi tempo per esercitarvi. All’inizio è normale essere confusi sulla storia che si vuole scrivere, avere una vaga idea di quello che si vuole mettere su carta, essere presi da una smania di dire, senza sapere da dove cominciare. È una fase normale. Quello che è utilissimo all’inizio è scrivere tantissimo, come per fare delle prove generali.
La mia passione per libri e scrittura è iniziata molto presto ed ero una vera grafomane. Riempivo quaderni e quaderni di roba, in modo quasi compulsivo. Ho provato scrivere un romanzo a 16 anni, che poi ho abbandonato perché avevo scelto un tema troppo ambizioso per le mie conoscenze (e a quei tempi non c'era Internet!). A 18 anni ho scritto il mio primo romanzo completo, che a posteriori si può dire fosse più che altro un romanzo breve, diciamo un lungo racconto. Poi è passato molto tempo prima di scriverne un altro completo, ma ho continuato a scrivere tanto e farlo mi ha aiutato moltissimo. Ho scelto di scrivere anche per lavoro, anche se la mia passione vera continuano a essere i romanzi. Nel tempo ho lasciato incomplete delle opere, ne ho finite altre, ne ho pubblicata una e ora continuo a scrivere, tra alti e bassi. Il punto è che non bisogna mai credere che quello che si scrive vada perso. Come dicevo, si tratta di prove generali, di un esercitarsi che torna sempre utile.
La seconda cosa importante da sapere è che la vostra scrittura deve evolversi, deve affinarsi e diventare più accurata.
Un tempo producevo molto di più e scrivevo di getto. Oggi quello che approda su word ha prima vissuto a lungo nella mia testa, quasi in una forma di gestazione. I personaggi, le vicende, l’intreccio prendono forma prima nella mia mente e solo dopo finiscono nero su bianco. Penso molto ai personaggi, a quello che vogliono, a come si sentono, a come reagiscono e agiscono. Li osservo a lungo e solo dopo decido quello che voglio far conoscere di loro a un possibile lettore.
A volte siamo scrittori compulsivi perché abbiamo solo bisogno di sfogarci e usiamo la scrittura come una terapia. Ma poi quello che scriviamo avrà un valore? Scegliete con cura le parole, quelle giuste, se volete che qualcuno legga e apprezzi ciò che volete comuncare.
Tutto quello che scriviamo ha un suo modo di entrare dentro di noi e di restarci incollato. Quello che creiamo ha un suo peso. In questo i poeti sono molto più lungimiranti degli “scrittori di storie”: danno un valore molto più grande e alto alle parole. Hanno (forse) più rispetto di ciò che evoca la parola scritta, ne fanno un uso più cauto. Dobbiamo imparare a fare lo stesso.
Infine, a chi che scopre la vocazione della scrittura vorrei dire: leggete di più, analizzate quello che leggete, studiate come altri autori hanno catturato l’attenzione del lettore, quali modi hanno usato, analizzate le trame e i personaggi.
Ma prestate attenzione a ciò che leggete, perché tutto quello che leggiamo ci entra dentro, proprio come ciò che scriviamo. Se leggiamo spazzatura accoglieremo dentro di noi spazzatura. Se leggiamo cose belle, entrerà la bellezza.
E soprattutto, ciò che leggiamo condiziona moltissimo il nostro stile di scrittura. Siamo come spugne, assorbiamo lo stile di quello che leggiamo, ci lasciamo influenzare anche se non vogliamo, in modo per lo più inconscio.
Buona scrittura a tutti!Anima di carta

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