1) So che l’idea di partenza di Solve et Coagula è nata da un progetto di scrittura collettiva, il Dedalo delle storie di Romina Tamerici. Se non ci fosse stato quello stimolo, ti saresti mai lanciato in questa avventura?
Era l'ultima cosa che mi passava per la testa! Il Dedalo delle storie è nato nell'estate del 2013, mentre io ero alle prese con la revisione del mio romanzo L’Estate dei Fiori Artici (l'altro mio work in progress) che si stava dimostrando molto ma molto più impegnativa della prima stesura del testo, relativamente rapida e indolore.
Non avevo neanche più il mio blog all'epoca e davvero non ricordo perché seguivo ancora quello di Romina. Fatto sta che non solo ho assistito alla nascita del Dedalo ma sono stato anche il primo a postarvi, con il proseguimento dell'incipit proposto dalla sua fondatrice.
Naturalmente non sapevo ancora che quel post era l'inizio di Solve et Coagula. Credevo davvero di essermi appena imbarcato in un progetto di scrittura collettiva.
2) Una storia nata proprio per caso, insomma. Come tu stesso hai sottolineato varie volte non esiste una programmazione, e immagino che il bello di questo tipo di scrittura sia proprio l’improvvisazione. Ti chiedo, però, se con il passare del tempo hai cominciato a fare riferimento a una sorta di quadro generale, o procedi puntata dopo puntata completamente affidandoti all'ispirazione del momento.
Dunque, all'inizio non potevo neanche prendere in considerazione l'idea di una trama vera e propria, dal momento che non sapevo cosa avrebbe aggiunto chi avesse deciso di proseguire da dove mi ero fermato io. Poi, per tutta la durata del Dedalo ho continuato a comportarmi come se fossi ancora all'interno di un progetto di scrittura collettiva, anche se la realtà era ben diversa. Anche a questo, oltre che alla sua natura in gran parte improvvisata, si devono certi 'ondeggiamenti' della narrazione. Quello che voglio dire è che a volte spingevo volutamente la trama in certe direzioni, allo scopo di creare degli appigli per chi volesse agganciarsi alla storia. C'è stato per esempio un momento in cui ho messo le basi per la possibile nascita di un amore lesbo tra Luisa e Alessandra, due delle protagoniste principali di "Solve et Coagula", mentre in un altro momento ho suggerito un'eventuale natura vampiresca di Alessandra, e così via.
Mi capitava inoltre di utilizzare quasi in diretta le mie attività giornaliere per la creazione di un post. Per esempio, quando è iniziato il Dedalo stavo leggendo "Follia" di Patrick McGrath, e quello è diventato anche il libro che leggeva Luisa. Oppure, mi è capitato un giorno di riascoltare "Mechanical Animals" di Marilyn Manson e lo stesso giorno l'ho fatto ascoltare anche a Luisa. Come puoi capire, c'è stata una gran parte di gioco in tutto questo.
Con la chiusura del Dedalo delle storie poi qualcosa è cambiato, ma meno di quanto ci si potrebbe aspettare. Continuo a rispettare le stesse regole, anche se ho alzato di un poco la soglia delle 500 parole stabilita da Romina. L'ho fatto perché mi ero accorto che ogni volta che scrivevo una parte tendevo a sfondare quella soglia, fermandomi però spontaneamente poco dopo. Di solito scrivo di getto la prima cosa che mi viene in mente e mi è capitato rarissime volte di dover tornare sui miei passi. Poi, una volta scritto il post, la revisione consiste in una o al massimo due riletture che uso per dare una forma migliore al testo.
Comunque, al di là di tutto questo, una parvenza di trama da seguire nella mia mente esiste, anche se rimango all'oscuro fino all'ultimo dei dettagli delle singole parti.
3) Tutto questo sembra davvero divertente! Si può dire che creare una blog novel abbia modificato i tuoi metodi di scrittura in generale? So che hai in corso un romanzo di stampo autobiografico, che quindi richiede un approccio molto lontano dall’improvvisazione...
Si può anche dire che sia vero il contrario, che a portarmi a creare la blog novel sia stato modificare i miei metodi di scrittura, e che da questo punto di vista, l'esistenza di Solve et Coagula sia da considerarsi una conseguenza del mio lavoro sul mio romanzo autobiografico, L'Estate dei Fiori Artici.
Ma andiamo per ordine. La prima stesura del romanzo mi aveva richiesto circa quindici mesi, dopodiché avevo lasciato passare altri tre mesi prima di riprendere in mano il testo e rileggerlo. Quello che mi chiedevo costantemente, durante la lettura, era se da lettore apprezzavo quel libro. La risposta? No, a me quel libro proprio non piaceva. Non era in discussione la storia (che infatti dall'inizio a ora non ho modificato di un capello) ma lo stile dello scrittura, troppo ingolfato, pieno di incisi e sottolineature di cui avrei fatto volentieri a meno. Inoltre, il testo mancava di continuità; era come leggere una serie di raccontini messi uno accanto all'altro. A quel punto, constatato ciò, non mi restava che vestire di nuovo i panni dell'autore e dare inizio alla revisione, che sarebbe consistita nientemeno che nel costruirmi, a partire dal mare di macerie che avevo sotto gli occhi, uno stile che potesse soddisfarmi come lettore oltre che come autore.
Quando ho iniziato a scrivere per il Dedalo delle storie, ero già impegnato da più di un anno in questo processo di revisione-costruzione e mi interessava quindi verificare se c'erano stati dei progressi, se ero già in grado di scrivere con uno stile che potesse soddisfarmi anche come lettore. E direi che nel complesso, tenendo conto delle particolari condizioni di scrittura di Solve et Coagula, la risposta è sì.
È comunque vero che poi, da un certo momento in avanti, la scrittura di Solve et Coagula e quella dell'Estate dei Fiori Artici hanno cominciato a spalleggiarsi a vicenda ed è tuttora così.
4) Una bellissima sfida a te stesso, direi. Ma se dovessi trasformare "Solve et Coagula" in un romanzo per una pubblicazione tradizionale, quali tipi di modifiche faresti? Ci sarebbe una sorta di riscrittura o non cambieresti nulla?
Cambierei certamente qualcosa, anche se non penso che farei una vera e propria riscrittura. Si tratterebbe piuttosto di una revisione, necessaria perché "Solve et Coagula" è pur sempre una prima stesura. Una correzione da fare potrebbe essere, per esempio, aggiungere le descrizioni fisiche di Luisa e Giulia che sono del tutto assenti. Oppure anticipare il nome di Firenze, che appare forse troppo tardi nella storia come sua collocazione geografica.
5) “Solve et Coagula” ha un’atmosfera molto onirica, ricca di elementi esoterici. Ci dici di più di questi aspetti e in particolare cosa rappresentano per te?
Questa che mi fai è una domanda molto importante, perché si può dire che questi aspetti rappresentino tutto per me, e, ci tengo a dirlo, sono l'anima della storia. Chi segue il mio blog sa che sono un appassionato di culture antiche, e queste culture avevano un abito mentale molto diverso dal nostro. Questo può sembrare un problema a prima vista, ma in realtà è una grande occasione. Indossare questo abito mentale per quanto è possibile a un uomo del XX secolo (nel XXI io ci sono entrato solo nominalmente), è stata la vera Grande Opera della mia vita, che ha avuto inizio dal momento in cui ho raggiunto quella che io considero la vera età della ragione.
6) Arrivando in fondo a questa chiacchierata, ti chiedo di trarre un po’ le somme su questa esperienza e di raccontarci cosa ti ha insegnato.
Gli insegnamenti che ho tratto dall'esperienza finora? Sicuramente il più importante è stato capire che posso scrivere anche cose non autobiografiche, qualcosa per niente di scontato per me. In realtà avevo già scritto cose in terza persona, ma erano i miei primi vagiti come autore: una serie di raccontini horror scritti negli anni '80 per una fanzine. In tempi molto più recenti ho anche tentato di recuperarli per il blog, ma inutilmente. Alla fine ho visto che non c'era nulla di recuperabile e li ho definitivamente cestinati. Poi, esaurita questa breve esperienza nel campo dell'horror, ho deciso che da quel momento in avanti avrei utilizzato la scrittura per un esercizio mnemonico alla Proust e nient'altro. Solo che, a differenza di Proust, io scrivevo esclusivamente per me stesso, senza pensare a un pubblico. Era la primavera del 1987 e da allora fino all'estate 2013, quando è nato il Dedalo delle storie, ho scritto solo in prima persona. Ricordo che addirittura, quando ho creato il personaggio di Luisa, per un momento mi sono sentito come se stessi operando un tradimento ai danni di me stesso, ma per fortuna la sensazione è passata presto. Adesso mi sento del tutto a mio agio a raccontare le vicende di Luisa. Gli elementi autobiografici abbondano anche in Solve et Coagula, ma immagino che qualunque autore attinga prima di tutto al serbatoio delle proprie esperienze personali.
Un altro insegnamento, forse il più ovvio, è l'imparare a scrivere senza la rete di sicurezza della revisione. Non solo la scrittura di Solve et Coagula è improvvisata, ma una volta pubblicato non ho neanche la possibilità di pentirmi di quello che ho scritto e tornare sui miei passi. Questo sottintende anche che se la storia imbocca un vicolo cieco - che è forse il rischio più grande di questo metodo di scrittura - si è costretti a fare del nostro meglio perché ne esca senza che il lettore lo noti, proprio come una ballerina che sbaglia un passo di danza anziché fermarsi e strapparsi i capelli va avanti come se nulla fosse successo.
Io penso che qualunque scrittore debba avere tra i suoi obiettivi la progressiva riduzione dei tempi di revisione, e una tecnica di scrittura di questo tipo può senz'altro insegnare qualcosa in questo senso.
7) Bene. E per finire, visto che mi hai fatto venir voglia di provare, che consigli daresti a un blogger che vuole cominciare a scrivere una blog novel?
Mi chiedi dei consigli? Sappi che hai davanti la persona forse più refrattaria dell'universo ai consigli: odio riceverne e odio darne, al punto che se nel titolo c'è la parola 'consiglio' o 'consigli' un post neppure lo apro per leggerlo. Metto tuttavia in catene la mia physis per alcuni minuti e passo a risponderti.
Il primo consiglio che do a chi vuole prodursi in una blog novel è quello di pubblicare in schegge. (Questo termine in riferimento alla scrittura l'ho mutuato da Romina Tamerici, la creatrice dell'ormai famoso Dedalo). Voglio dire che considero una pratica molto salutare limitare il numero delle parole dei singoli post che formano la blog novel. Molte persone sembrano non rendersi conto di quanto sia faticoso leggere su schermo una parte lunga 2000-3000 parole e pubblicano in una volta un intero capitolo. Io per primo seguirei molte più blog novel di quanto faccio adesso se non mi trovassi davanti a dei papiri smisurati ogni volta che provo ad aprirne una.
Il secondo consiglio che mi sento di dare è quello di tenere duro. Avere cioè ben presente che se è difficile conquistare pubblico per il proprio blog con degli articoli, nel caso di una blog novel la difficoltà è dieci volte tanta. Ancor più che per i post, dove possiamo contare anche su altri elementi, qui sono davvero solo i contenuti a fare la differenza. Se scrivete qualcosa che ha il potenziale di intrattenere o interessare un certo numero di gente, alla fine, con il tempo, la spunterete.
Bene, ringrazio Ivano per essere stato mio ospite. Buon proseguimento a lui e grazie anche a voi per l'attenzione.
IL PROTAGONISTA DI QUESTA INTERVISTAIvano Landi cura il blog Ivano Landi – Cronache del tempo del Sogno. Aspirante scrittore, si occupa per vivere di traduzione dall'inglese e dallo svedese, revisione testi, grafica e impaginazione. I suoi interessi spaziano dalla letteratura alla storia, dalla mitologia alla favolistica, dal cinema al fumetto. Ai primi posti tra i suoi scrittori preferiti ci sono Henry Miller, Thomas Pynchon, Roberto Calasso, Marcel Proust, Rainer Maria Rilke.