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Piove a intermittenza, hanno gli interruttori stressati lassù, sopra le nuvole oltre le nuvole in altre nuvole dove Marilyn, Grace Kelly, Rita Hayworth e le sue amiche piangono davanti a film romantici in bianco e nero. “L´amore lo vuoi sempre, il conforto solo certe volte, ora cosa scegli?”, dice il mio sguardo posato sulle cose accumulate in anni, anni che vorranno pur dire qualcosa. Vabe´spallucce. Cosa si fa le sere di Novembre quando i cassetti li hai già svuotati e i quadri spolverati? Quando la pioggia é la tregua dai pensieri storti, implacabili, conficcati nell´anima come lancette in un orologio e messi a girare. Cosa si dice a chi ti chiede dove stai, quando torni, se lo vuoi, a chi ti chiede gli estremi, gli indirizzi per raggiungerti. Cosa si dice a chi non capisce un cazzo di quello che provi ad essere e come prova tangibile sospira.
Cosa si risponde a chi vorrebbe avere la tua vita un po´ forse per ignoranza, le tue dita per scrivere dritto per dritto, a chi ti chiede se ti serve qualcosa in farmacia. Cosa si scrive queste sere di Novembre, sparsi nelle nostre ingenuità confuse per ottimismo, come lacrime su maglioni che sembrano strass nuove di fabbrica. Che anche noi non sembriamo più noi.
Piove, stiamo nel nostro posto, stiamo dalla parte di quello che sembra ma puoi avvicinarti. Scuoto il cuore come si fa con il barattolo dello zucchero quando offri il caffè agli amici per mandare il livello in pari e farlo più bello da guardare. Sui contorni delle tue labbra ho fatto dei giri che sembrava un abbonamento alle corse del Prater di Vienna, coi suoi cassoni rossi scricchiolanti. Erano bollenti, era febbre, una dei nostri sabato sera. Guarirai, ti dissi.
Scrivi con occhi lucidi e mano ferma ogni volta che puoi, ho sospirato. Per ricordarmi come vivono quelli come noi. Tremando col cuore e controllando che la mano non sbavi, che mentre scrive ancora cerca. Ti ho lasciato un messaggio sul vapore dello specchio in bagno, sulla segreteria, in un foglietto in mezzo all´agenda. Perché lo devi sapere, che Novembre è anche nostro.
E sui giorni di Novembre siamo schizzati via cambiando le traiettorie futuristiche ancora una volta senza potercelo spiegare del tutto. Non so cosa si dice, cosa si scrive, cosa si fa in giorni così allo strapiombo sull´inverno come questi, giorni sprecati su calendari, non lo so cosa si faccia per convincersi a versarsi quello che siamo addosso. Dimmelo tu che sono poco pratico, spegni queste commedie romantiche in onda vicino al paradiso e apparecchia un pezzo di sole nel freddo blu, in questo orizzonte perso dove anche la meteorologia cambia la dimensione dei sorrisi.
Su questo limite, con questi passi a testa bassa, non chiedo l´amore o il conforto. La mia mente ha un guizzo, mi son fatto fatto furbo in mezza sera, le nuvole brontolano: io voglio il nostro Novembre.
Le mani scivoleranno sui fianchi. Permettete signorina? Posso avere l´onore di questo ballo? Sa, nei pensieri sono uno specialista.
Sarà come sentirsi vicini, sarà come “guarda siamo qui”, in mezzo al tanto.