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ScriviBertè - Folle città

Da Aperturaastrappo
ScriviBertè Folle cittàAlbe di cemento notti di cristallo solo per appuntamento semaforo giallo Folle città - Loredana Bertè


In questo appartamento i topi hanno mangiato i muri, le tappezzerie di quella del piano di sotto sono tutte rosicchiate che quasi puoi ricostruirne la dentatura dai morsi che hanno dato alla carta da parati viola e azzurra, non fa nulla lei, dice che devono vivere anche loro in questo palazzo, come tutti, ripete, e gira in vestaglia per l’appartamento e nell’androne del palazzo a scaricare feci di ratto attaccate alle ciabatte lilla, le lascia scivolare davanti la porta di quello di fronte che già alle quattro del mattino è fuori a vagare per la città con dei panini pronti per le puttane di quartiere manco fossero gattini a cui dare da mangiare, donne africane grasse che conoscono tutti i mariti della città più delle loro mogli, manzi neri da sculacciare e pagare, ma lui no, dice che devono vivere anche loro in questo paese, come tutti, ripete, e i panini che rimangono li lascia per terra a qualche gatto di strada nato da un’altra ondata di calore felino che ha colpito anche tutte le gatte in calore sdilinquite sul divano di casa in attesa dei loro uomini, bevono gin tonic e guardano programmi trash come trash sono i loro vestiti e i loro atteggiamenti da donne tradite e spocchiose. Fuori dalla finestra i ragazzi che escono in strada per raccogliere spazzatura da portare a casa e mozziconi di sigarette ancora buoni da fumare di nascosto e poi vizi e desideri e depravazioni in ogni angolo interno di questo quartiere, di questa città, di cani rabbiosi che inseguono prede facili da sbranare, le malelingue sono all’ordine del giorno, finzioni che sommate ad altre finzioni diventano realtà, ma nessuno vuole rimanere da solo di notte, nessuno vuole apparire solo, ma devono vivere anche loro in questa città, tutti insanabilmente soli.

Federico Orlando

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