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“Scrivo perché dopo posso dedicare i libri ai miei nipoti”

Da Arturo Robertazzi - @artnite @ArtNite
  • Categoria Cuore

“Perché scrivi?” è la domanda (ripresa da Repubblica) rivolta da El Pais ad alcuni scrittori famosi, candidati al Nobel, o appena esordienti.

Le risposte sono varie e rispecchiano, senza dubbio, lo stile dello scrittore. Alcune sono lunghe, lunghissime, altre brevi, essenziali, fulminanti. Come quella di Umberto Eco: “perché mi piace”. Tre parole.

Quella di Mario Vargas Llosa, invece, ha il sapore dell’autobiografico: “In un certo modo, la scrittura è stata come il rovescio o il completamento indispensabile della lettura, che per me continua a essere la massima esperienza di arricchimento, quella che più mi aiuta ad affrontare qualsiasi tipo di avversità o fallimento.”

“Perché respiro?” è la risposta-domanda di Carlos Fuentes. Mi fa venire in mente un mio vecchio appunto: “scrivere è come respirare: non si respira per passione, ma per vivere.”

… Ora che si scriva per inventare mondi, per respirare, per essere letti, alla fin fine, “scrivere è un modo di vivere”.

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