Scuola: la prima campanella

Da Rodolfo Monacelli @CorrettaInforma

 Tra qualche giorno verrà inaugurato il primo giorno di scuola, mentre i docenti si accingono a programmare la loro azione didattica

Una programmazione didattica prevede una serie di elementi necessari per raggiungere lo scopo finale della progettazione stessa, che ha bisogno, innanzi tutto, di una verifica degli elementi che sono a disposizione del docente nello svolgimento della sua attività. Questi elementi non sono assolutamente inerenti solo ed esclusivamente alla scuola, ma sono elementi che provengono anche e soprattutto al di fuori della scuola. Bisogna considerare il discente nella realtà pluralistica: famiglia-scuola-società, non tralasciando la condizione socio-economico e psicologica in cui si trova a vivere. Quindi, nella progettazione bisogna considerare quale siano gli elementi da cui si può partire per raggiungere determinati scopi e determinati fini. È evidente che tale progettazione varia a seconda della materia che viene insegnata e, nello stesso tempo, varia a secondo delle condizioni dei discenti.

È necessario studiare, dunque, le condizioni sociali di questi giovani, la situazione entro cui si svolge la loro vita al di fuori della scuola stessa e, nello stesso tempo, bisogna cercare di comprenderne le necessità psicologiche, perché si trovano comunque a vivere l’impatto: famiglia-individuo; famiglia-scuola; famiglia-individuo-scuola-società. Dato, come elemento essenziale e determinante di partenza, il calcolo delle condizioni al di fuori della scuola in cui si muove il discente, si può cominciare a stabilire quali siano i suoi bisogni e, poi, passare ad una formulazione degli obiettivi finali da raggiungere per ottenere una preparazione migliore, se non ottimale, del discente in quella determinata materia.

Bisogna considerare che il discente arriva a scuola proveniente da una società che lo ha già determinato; dalla famiglia che lo ha già influenzato e, soprattutto, entra nella scuola già in parte autodeterminato dalle sue stesse conoscenze, che la società e la famiglia possono porgli come interessi, ma che egli comunque si trova, per motivi diversi, a scegliere.

Questo discorso, già di per sé, presenta delle difficoltà di carattere pedagogico e didattico, perché non si può parlare, nella formulazione degli obiettivi intermedi e finali, di una preparazione che riguarda una sola disciplina, ma deve essere interdisciplinare ed interessare tutte le discipline curriculari. Sicuramente il discorso dell’interdisciplinarietà è tale e si pone, comunque, in questa società, in cui prevalgono i mezzi di comunicazione di massa, a tal punto che, anche se non è attuata nell’ambito dalla scuola, tra i vari docenti che lavorano insieme per la preparazione del discente, automaticamente si verifica al di fuori della scuola stessa, attraverso le esperienze dirette del ragazzo, del giovane, di fronte a tutte le sollecitazioni a cui la società lo sottopone.

A questo punto appare evidente quale può essere l’attività o meglio il compito del docente e dei docenti: coordinare le conoscenze dell’allievo per farlo giungere al possesso di una capacità operativa, di cui egli abbia piena coscienza. Quindi, la figura del docente si pone come mediatore nell’ambito di due aree: quella dei fattori esterni alla scuola (la famiglia la società e le sollecitazioni attinenti alla famiglia ed alla società) e quella dei fattori interni alla scuola stessa (l’attività operativa nell’ambito scolastico).

Nella scuola il giovane vive in una società, anzi, in un aspetto della società, che è quello essenziale per il suo percorso formativo. All’interno della famiglia, poi, il giovane è un proprio elemento da proteggere. Invece nella società e nella scuola egli è un elemento che, al pari con gli altri, deve rendere, deve essere operativo e deve raggiungere determinati fini e determinati scopi di preparazione. L’insegnante, cosciente delle proprie possibilità e della situazione in cui si trova ad operare, difficilmente formula degli obiettivi, se prima non li ha studiati, a monte dell’attività del discente e dell’attività del docente e quindi dell’attività della scuola stessa.

Il docente, quindi, non è più colui che dispensa nozioni, ma è un mediatore di esperienze e di conoscenze, in quanto la scuola non è più l’agenzia educativa in assoluto, cui compete la preparazione degli allievi, ma è una delle agenzie educative nell’ambito della società moderna. In caso contrario, il docente potrebbe dare solo un arido bagaglio dì conoscenze che possono, forse, servire per ampliare le sfere cognitive dell’alunno, ma non per dare al futuro uomo, che si deve inserire nella società produttiva, la sfera di competenza specifica in cui egli sia effettivamente preparato.

Applicando questi concetti fondamentali al discorso legato alle varie discipline o saperi, noi vediamo che si chiede ai docenti una preparazione culturale riferita ad un sapere critico centrato sulla logica interna della disciplina, aperta allo sviluppo della ricerca. In una progettazione intelligente si chiede al docente di pensare di poter dare agli alunni una preparazione che non sia vastissima, ma utile a creare un buon rapporto operativo. Questo è molto importante, perché per lungo tempo la scuola è stata considerata la depositaria della scienza. Noi riteniamo che ci sia una profonda differenza fra scienza e coscienza: scienza è conoscenza; coscienza è consapevolezza di ciò che si sa. Quindi si chiede la consapevolezza delle proprie conoscenze e, soprattutto, la consapevolezza di sapersi adattare a situazioni diverse, in relazione al campo operativo.

Centrato questo adattamento, alla logica interna della disciplina, è evidente, che un discorso coerente, legato alla disciplina stessa, deve essere inserito nell’ambito della interdisciplinarità con le altre materie, e deve avere un cammino coerente di confronto e di creatività nel momento stesso che si attua l’opera di mediazione del docente nei riguardi del discente. E, oltretutto, questa preparazione deve essere aperta agli sviluppi della ricerca, quindi non una preparazione statica, ma una preparazione che si deve confrontare con la realtà stessa della scuola, la realtà stessa dell’individuo, la realtà stessa della società.




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