Roma, oggi. L’architetto Serena Bruno (Paola Cortellesi), originaria di Anversa degli Abruzzi, è tornata in Italia, determinata ad offrire al suo paese preparazione, talento e creatività, doti che le hanno consentito una serie di successi lavorativi all’estero, come a Londra, l’ultima città dove ha risieduto prima del suddetto trasferimento.
Purtroppo nella Capitale le occasioni lavorative consone alla sua competenza latitano, complici certi pregiudizi duri a morire, cui fanno compagnia inveterate discriminazioni sessiste, e Serena per andare avanti è giocoforza costretta a barcamenarsi far varie attività, commessa presso il Paradiso della Cameretta, progettista di un loculo cimiteriale “all’ultimo grido” per l’arricchito di turno ed infine cameriera in un ristorante, gestito da Francesco (Raoul Bova), separato e con un bambino. Serena prova un’immediata attrazione nei confronti dell’aitante ristoratore, anche se ne constaterà presto l’omosessualità, mai apertamente dichiarata. Fra i due si instaurerà una profonda amicizia, tanto che la donna accetterà l’invito a trasferirsi nell’appartamento di lui, dando vita ad una convivenza del tutto particolare. Intanto si profila all’orizzonte una ghiotta opportunità lavorativa, la gara relativa al progetto di riqualificazione dell’area del Corviale, anonimo agglomerato urbano periferico, ma i dubbi purtroppo son sempre quelli, chi terrà nella giusta considerazione la valida proposta di un architetto donna? Non resta che assecondare, con la complicità di Francesco, il triste andazzo di una società che premia l’apparenza dell’immagine anziché la concretezza dell’essere …
Raoul Bova e Paola Cortellesi (Movieplayer)
Finalmente una commedia italiana, Scusate se esisto!, capace di assecondare i toni propri di una pochade ed offrire complessivamente una compiuta caratterizzazione dei personaggi, senza cadere nelle trappole dell’ovvio e del già visto, anzi utilizzando funzionalmente determinati luoghi comuni e tipologie caratteriali per evidenziare, con sagacia e lucidità, costumi e malcostumi del nostro Bel Paese, mantenendo un registro piacevolmente e “sanamente” leggero nel corso della narrazione, assecondato da una regia piuttosto fluida, dotata anche di una certa eleganza.
Quest’ultima è opera di Riccardo Milani, mentre il lavoro di scrittura ha visto impegnata Paola Cortellesi, coadiuvata dallo stesso regista insieme a Giulia Calenda e Furio Andreotti. L’impressione generale è che le varie problematiche vengano “lanciate” sullo schermo in rapida successione, contorniate da gustosi sketches a tratti anche autoironici (ad esempio, la sfilata di Francesco, un Bova particolarmente, e finalmente, a suo agio), spesso caratterizzati musicalmente (una via di mezzo fra il nostrano musicarello e il musical vero e proprio, come avveniva nella serie tv Tutti pazzi per amore), ma a conferirgli opportuna sostanza e concretezza narrativa intervengono gli affabulanti apporti attoriali offerti da ogni singolo interprete, a partire da una bravissima Cortellesi.
(Movieplayer)
L’attrice-autrice, non sempre valorizzata sul grande schermo come avrebbe meritato (con alcune felici eccezioni, quali, ad avviso di chi scrive, Nessuno mi può giudicare, Massimiliano Bruno, e Sotto una buona stella, Carlo Verdone) e che probabilmente ha trasferito all’interno del copione più di una nota autobiografica, rende il suo personaggio un simbolo non solo del mancato rilievo offerto alla meritocrazia, all’interno del mondo del lavoro come di ogni ambito socio- esistenziale, ma anche di una rivendicazione, sempre nei suddetti settori, di un ruolo femminile effettivamente tale, al di là di quote rosa o pari opportunità, idoneo ad emergere definitivamente fra i miasmi di dietrologie ed atavici pregiudizi duri a morire, sempre presenti e senza il rischio di generalizzare. E’sufficiente quindi la sua splendida presenza a tenere ben salde le redini del racconto: Scusate se esisto! è il suo film, all’interno del quale far risaltare la capacità di declinare le più diverse espressioni, ora tenere, ora buffe, tristi a volte, senza scadere nella facile macchietta (molto bella la scena in cui osserva, cenando nel suo appartamento londinese, una solitaria foglia di basilico a far capolino su di una pianta ormai striminzita, arrivando, sulle note di Lacreme napulitane, all’immedesimazione totale). L’affermazione definitiva di sé, in un continuo confronto con le proprie ed altrui capacità, porterà infine all’affrancazione da ogni pregiudizio o stereotipo di sorta, come è anche evidenziato da un personaggio apparentemente secondario, la Michela interpretata da Lunetta Savino, assistente ombra del Dott. Ripamonti (Ennio Fantastichini), ed invece valido apporto nel sostenere quello che mi è parso l’assunto portante del film, l’auspicio che divenga definitivo l’annientamento di qualsivoglia negatività volta ad impedire quell’effettiva emancipazione ed autodeterminazione, individuale e collettiva, consona al poter scegliere, con forza e convinzione, la propria essenza vitale, sociale e lavorativa.
Cortellesi e Lunetta Savino (Movieplayer)
Quanto scritto vale anche per il personaggio di Francesco, che si rende inoltre portavoce di quella manifesta ipocrisia insita nella nostra società, la quale costringe i singoli individui a nascondersi dietro maschere opportunistiche, idonee a rivelare agli altri quell’apparenza complessiva da loro prospettata e imposta, mai rivelando le vere inclinazioni, aspettative o qualsivoglia desiderio, nel rispetto dell’individualità e della sfera privata di ogni singolo essere umano.
Molto bello poi, anche se la trattazione avrebbe forse meritato un pizzico di delicatezza in più, il tema del rapporto padre- figlio, con le difficoltà del primo a spiegare la propria omosessualità al secondo, che viene comunque efficacemente risolto offrendo rilievo all’innocenza come cardine interpretativo di una normalità che trova le sue radici in una consapevole diversità, perdonatemi il gioco di parole, mettendo comunque da parte “scandali” o ipocriti e provinciali pudori. Quindi, pur con tante situazioni scagliate all’arrembaggio, come già scritto, siamo di fronte ad una piccola ma gradevole sorpresa all’interno del spesso tristemente omologante “commedificio” italico, una pellicola capace d’intrattenere ed offrire spunti di riflessione con uno sguardo sulla realtà mai banale o scontato (il progetto di riqualificazione del Corviale, presentato da una donna, Guendalina Salimei, esiste veramente), attraversato da un sorriso allo stesso tempo ironico e malinconico, la cui linea di demarcazione è offerta dall’invito a rivelarsi e proporsi per quel che veramente si è, offrendo spazio ad un personale determinismo anche a costo di … scusarsi d’esistere.