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Scusate se esisto (2014) di Riccardo Milani è una commedia che riserva numerose sorprese e un paio di orette di gran divertimento: si gioca con gli stereotipi e perfino con le macchiette (praticamente tutte le tipologie di amanti omosessuali per Marco), ma con leggerezza e con ironia. C'è anzi, direi, un po' di ruffianeria in questa liberatoria indifferenza: il film non manca di piacere agli spettatori più diversi perché propone temi e soluzioni che vanno incontro a tutti in un'ampia fascia media di pubblico, lasciando a ciascuno le proprie convinzioni. Del resto, non si tratta di un manuale di sociologia: nell'affrontare il mondo del lavoro (e non) dal suo particolare angolo visuale, quello degli esclusi, a questo film va riconosciuto il merito di essere pertinente e positivo.
"Scusate se esisto" è ciò che dicono o sembrano dire un po' i personaggi coinvolti in questa storia, ciascuno per una ragione diversa e giustissima: Marco e tutti i suoi amanti (a partire dal Nicola-checca di Marco Bocci) per la loro omosessualità, Serena per il suo essere donna, i suoi colleghi d'ufficio l'uno per tifare per il Napoli anziché la Juventus, l'altra per essere incinta e così via; per non parlare degli abitanti del caseggiato a cui lavora Serena, riposti in un angolo enorme e caotico e certo non graditi al resto della città. Tutti loro sono considerati inadatti a vivere e operare tra gli altri e reagiscono o negando la loro vita o esiliandosi rabbiosamente dal contesto sociale, pur di non soccombere. Se sul piano della sceneggiatura, gli equivoci danno vita a gag spesso surreali ed esilaranti (come quella nella quale Marco discute con l'ex moglie sull'opportunità dell'outing con il figlio di sette anni, alla presenza di Serena e di un amante appena conosciuto in chat), il messaggio che il film sostiene con freschezza va incontro alla vita delle persone, alle loro esigenze umane e reali. In questo senso, un merito speciale va ai due protagonisti: a un Raoul Bova cresciuto e finalmente più che "bellissimo(-e-basta)" e soprattutto a un'ottima Paola Cortellesi, capace di esprimere in lunghe sequenze intere gamme di espressioni tutte trasparenti e di sostenere con la giusta energia anche il finale della commedia.
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