Milena Gabanelli, prima classificata alle “quirinarie” del Movimento5Stelle (giornalettismo.com)
Diffidi dei giornalisti? Vuoi chiudere Rai3? Allora vota Gabanelli.
Questo sarebbe potuto benissimo essere stato lo slogan per una ideale campagna del Movimento5stelle per “promuovere” la candidatura di Milena Gabanelli, giornalista e conduttrice del celebre programma d’inchiesta “Report”, al Quirinale. L’ ha sancito l’esito della seconda tornata di votazioni on-line delle “quirinarie”, le primarie per la Presidenza delle Repubblica volute da Grillo e dal Movimento5Stelle per dare un nome da votare ai deputati pentastelluti.
La popolare giornalista ha rappresentato per la maggiornza degli iscritti 5 stelle (entro il 31 dicembre 2012, condizione per potere accedere all’ e-vote) il nome ideale da spendere al momento dell’elezione a camere riunite del nuovo Capo dello Stato. Dietro di lei Gino Strada, il chirurgo fondatore di Emergency, e Stefano Rodotà, giurista e politico che – a conti fatti - è il nome dei tre che avrebbe più possibilità al momento della effettiva votazione parlamentare. Ultimo Dario Fo.
L’integrità, la professionalità e la levatura di Milena Gabanelli sono fuori discussione: i dubbi che possono essere sollevati non devono riguardare il merito della sua persona in quanto tale ma la percorribilità della scelta di indicare una giornalista (che nelle sue inchieste – meritoriamente – non guarda in faccia nessuno) a capo dello Stato. Rispondere con “è una donna”, “è fantastica” ed “è contro i poteri forti” significa ridurre la questione intricatissima – a livello politico, partitico e istituzionale – alla solita gazzarra “anti-casta” e manettara che nel M5S ha la sua espressione più podersosa. Sacrosanto promuovere una legittimazione popolare della scelta del Presidente della Repubblica (che però, cos¡ recita la Costituzione, viene eletto indirettamente), per quanto permangano alcuni dubbi sulla prima tornata delle quirinarie. Massimo deve essere il rispetto per la preferenza espressa in rete dagli iscritti. Proprio la rete, che qualche tempo fa fu la protagonista di uno dei servizi più contestati a Report, ha sancito l’investitura di una giornalista di Rai3. Una professione e un canale televisivo che a Grillo non vanno tanto a genio.
Il punto, alla fine, è sempre quello: fino a che punto si spingono l’integralismo e il massimalismo del M5S (del suo “megafono” e, in questo caso, di migliaia di suoi iscritti)? Ai posteri e ai post (del blog di Beppe Grillo) l’ardua sentenza.