di Rina Brundu. “Ma una foto normale non l’avevate?” così il leader del M5S, durante il promo di Porta a Porta, mentre intento a girare attorno alla scrivania vespiana, circondato da una trentina di fotografi e seguito da un conduttore vagamente agitato, ha bacchettato la redazione per la scelta dell’effige grilliana che doveva accompagnare il titolo della serata mediatica to-remember: “ADESSO PARLO IO”.
Interruzione pubblicitaria, di nuovo nello studio. Grillo gira ancora intorno al tavolo insieme a Vespa, barbuto e pacato pare un irrituale don Abbondio che torna bel-bello dalla sua passeggiata quotidiana. Vespa spinge perché ci si accomodi ma Grillo prende tempo, dice che é “commosso”, ammette che la sua presenza nello studio è una studiata mossa politica, afferma di essere un bravo ragazzo nonostante qualche volta esageri, si arrabbi…. di una “rabbia buona” però. Dice di essere lì per far togliere i pregiudizi alla gente, i pregiudizi causati dalla mala informazione, un elemento a suo dire più deleterio della politica nella recente corsa al disfacimento del Paese.
Liquida le politiche del governo dell’ “l’ebetino” con poche parole e poi guarda Vespa: “Se anni fa qualcuno mi avesse detto che un giorno sarei stato qui, seduto davanti a te, l’avrei denunciato per diffamazione…”. Vespa, nervoso, ride e incassa da par suo. Grillo inizia il comizio quasi subito e quasi subito si propone agitato, un poco spaesato, dialetticamente fragile quando sceglie di battere immediatamente sugli usati refrains delle prediche all’aperto: il fallimento del capitalismo e del comunismo, la certezza della “nostra vittoria” con una percentuale bulgara, la futura sfiducia a Napolitano, l’idea del M5S che non è un partito ma un “sogno”….
Serve parecchio tempo per “rilassare” l’ambiente, perché Grillo si rilassi; in questo lo aiuta la sua vis-comica, la battuta ad effetto, l’escamotage brillante come la proposta dell’utilizzo di un software capace di identificare il politico “congruo” che potremmo definire con l’ideale formula
PC = Rf – Ri
dove PC sta per Politico Congruo, Rf per ricchezza finale (ovvero la ricchezza accumulata alla fine della carriera politica) e Ri sta per ricchezza iniziale (ovvero la ricchezza posseduta all’inizio della carriera politica).
Ma a dispetto dell’indubbia naiveté comunicazionale manifestata dal leader del M5S in quel contesto più formale, e a dispetto della patronizing attitude di Bruno Vespa che come un comprensivo e bonario padre di famiglia tentava di interpretarlo e di tradurlo in politichese istituzionalizzato, non c’é voluto troppo tempo perché quell’omone scosso, impetuoso, scomposto, pronto ad ammettere quei suoi difetti e i suoi errori (“ho sbagliato, ho sbagliato!” ha ripetuto più volte), che faceva appello alla sua onestà di fondo, anche intellettuale, che chiedeva onestà “per non rubare”, che chiedeva una maggior comprensione per il “senso” anche sublime della parolaccia, catturasse l’attenzione dello spettatorre attento.
Sorvolando sulle iperbole ridondanti, sulle metafore imperfette, sui costrutti esagerati e sovente confusi, sui tempi morti nel discorso sottolineati da un contradditorio inesistente, sugli strani effetti sonori procurati della finta calma di Vespa e dal silenzio del pubblico…. ma focalizzando soltanto sulle tante tematiche chiave presentate con grande passione (dal fallimento delle politiche comunitarie in materia di immigrazione al fallimento dell’idea di politica europea tout court, dal problema energetico all’utilizzo delle risorse monetarie in maniera mirata), si riusciva senz’altro a comprendere la portata ideale e umana del grande “sogno” politico accarezzato da Grillo e dai suoi. Si riusciva finanche a farsi sfiorare dalla bellezza estetica di quel particolarissimo dreamtime, sessantottino nella sua essenza.. a momenti riuscendo persino a ritenerlo pragmatico abbastanza, possibile, se solo lo si volesse davvero. Se solo tutti noi riuscissimo ad immaginare e a vivere un mondo diverso.
Per questi e per infiniti altri motivi, la verità recita dunque che Grillo ha vinto la singolar tenzone mediatico-televisiva di questa sera ancora prima di entrare in quello studio televisivo. Grillo ha vinto perché la sua battaglia moralizzante e moralizzatrice, iniziata decadi fa, osteggiata dialetticamente proprio dal muro mediatico-istituzionale sempre proposto dai programmi di pseudo-approfondimento politico della Rete ammiraglia del servizio pubblico, ha ottenuto risultati su cui nessuno avrebbe scommesso un centesimo bucato. Grillo ha vinto perché ha idealmente “costretto” il conduttore istituzionale per eccellenza a “negoziare” una sua ospitata. Grillo ha vinto perché ha ottenuto la sua giusta vendetta contro i socialisti-ladri, e non solo contro di loro. Grillo ha vinto perché, spiazzando i tanti, è tornato in tv da vincitore ideale proprio quando i suoi principiali avversari, Renzi e Berlusconi, avendo finalmente compreso la serietà del “pericolo” che hanno davanti, gli hanno scagliato contro una offensiva mediatica diffamante come mai si era vista prima. Grillo ha vinto perché il suo linguaggio dissacrante e derisorio fa tuttuno con quello utilizzato della gente incazzata per strada. Grillo ha vinto perché chiunque abbia seguito la sua campagna elettorale da una prospettiva di visione distaccata ha ben capito che la sua vittoria non sarà soltanto morale e mediatica.
Featured image, elementi simbolici dal “dreamtime” degli aborigeni australiani.