Cosa c'è nella strada che non si prende? Quale altra vita ci avrebbe aspettato se in qualche punto del nostro passato non ci fosse stato quel gesto, quella parola, quella deviazione quasi impercettibile da un altro destino?
Non puoi leggere questo libro senza farti sorprendere da domande come queste. Non puoi richiuderlo senza farti accompagnare da qualcosa che ristagna come un'esitazione, un dubbio che resiste perché non vuole farsi assoluzione per insufficienza di prove.
Non sceglie la via più piana Eric-Emanuel Schmitt in La parte dell'altro (e/o edizioni). L'immensità della nostra vita nel bene come nel male ce la lascia intuire attraverso la parabola dell'uomo che per noi è e non può che essere il paradigma del male. Eppure quello stesso uomo avrebbe potuto essere qualcos'altro, se solo se...
Già, chissà, chissà cosa sarebbe successo se Hitler avesse potuto assecondare un sogno giovanile, se fosse riuscito a diventare un pittore di successo, invece che lo squallido "imbianchino" di Brecht. Quanto sarebbe stato meglio per il mondo e anche per lui, se avesse davvero fatto sua la parte dell'altro.
Un libro appassionante, curioso, costruito e scritto bene, con la vita vera e la vita possibile che viaggiano in parallelo spingendoci sempre sul ciglio di quello che avrebbe potuto essere e non fu... Un libro che si può leggere perfino senza lasciarsi soverchiare dalle elucubrazioni sulle respondabilità e sulle circostanze che fanno di una vita ciò che è.
Senza assoluzioni di sorta, e questo è importante, perché forse non sei stato tu a tracciare la strada, ma sei senz'altro tu, chiunque tu sia, a imboccarla e a percorrerla fino in fondo...