Sulla carta sarebbe tutto perfetto. Di nuovo, come o meglio di ció che aspettavo. Eppure questa volta si spengono i riflettori. Il pubblico inizia a sfollare in direzione dell'uscita. Ed io, incastrata tra commenti entusiastici, non sento quella voglia di riviverlo di nuovo. Forse sono solo stanca. E' stata una giornata intensa. Sí, dev'essere per questo. Ma é una sensazione amara in bocca. Come un campanello d'allarme dentro al cuore. E al risveglio, in una stanza di albergo in centro, scopro con orrore che non se n'é andata via. Per qualche motivo, non riesco a togliermi dalla testa l'immagine di Elena che si accascia tra le transenne. Lacrime copiose le solcavano il volto. Succedeva a Zaragoza, se non faccio confusione. Non ricordo cosa fosse successo. So solo che diceva: “per me, finisce qui”. Coerente. Non l'ho piú vista, da allora, a nessunissimo concerto. E come lei non ho piú visto Clau. Né Nes, che un giorno scriveva su Twitter “questo non é il Dani che conosco”. Non ho piú visto Cris, scatenata nei messaggi quanto nelle attese all'uscita. Aloma, che tutt'al piú ora si rifugia in fondo a qualche live vicino a casa sua. E ancora Andrea. Sonya. Anto. Quel gruppo dal nome impronunciabile che s'era dato un logo all'uscita di Pequeño. Dio, in quanti se ne sono andati...!
Resta il fatto che mi ostino a sperare in un miracolo. In qualcosa...chessó, un gesto, una notizia o una canzone, che possa farmi rivivere l'esperienza di saltellare emozionata per casa. Resta il fatto che difendo, con le unghie e con i denti, gli anni investiti attorno a quello che in qualche modo mi smuoveva dentro qualcosa. Lotto per l'obiettivo di arrivare ai 10 anni del fanclub (ne mancano solo due, dannazione!) e festeggiarli con una grande festa. Lotto perché sarebbe bello sentire un giorno Dani Martín nelle radio italiane e dire “caspita, forse é un po' anche merito mio”. Perché se lasciassi ora cosa mi resterebbe, se non l'ennesimo progetto abbandonato a metá?
Non sará l'ultimo concerto, Gandía. Sicuramente no. Eppure lui si avvicina, su quel palco. Come sempre dice “Gracias”, portandosi una mano al cuore. Io sorrido, giá. Ma tutto quel che vorrei dirgli é "Grazie a te". Grazie per Ekix a luci abbassate. Per i baci a schiocco sulla guancia a Zaragoza. Per il modo in cui mi hai abbracciata a Barcellona. Grazie per l'elogio pubblico a Mallorca. Per quella volta – l'unica – che mi hai chiamata amica, anche fors'anche solo perché ti avevo fornito un'informazione. Grazie per le dediche. Per i tweet pieni di dolcezza e gratitudine. Per le interviste in cui hai parlato di me. Grazie, soprattutto, per tutte queste canzoni. Ché ognuna é un ricordo. Ché ognuna é un micro-film. E a volte, sull'ipod, lo mando avanti, perché non sempre hai voglia di guardarlo, un micro-film. Non mi piace quasi mai, confrontarmi con quella che ero: ho sempre la netta sensazione che la me di adesso perda su tutta la linea. “Non smettete mai di camminare!”“Se camminiamo tanto, dove andremo a finire?”“Mah. Io forse prenderó un'altra strada”. Ho risposto “Che stai dicendo?”. Ho pensato che, malgrado tutto, presto potrebbe essere lo stesso per me. Eppure é stato un gran concerto - davvero un gran concerto, Gandía.