Se ci penso, quello che a me fa più paura della fine della vita non è la morte. Piuttosto, la malattia, la sofferenza, la vecchiaia, la solitudine, mi terrorizzano. L'agonia, il dolore, la sensazione di essere in una terra di mezzo. Se ci penso, soffro per chiunque si trovi in questa condizione. Anche solo a sentirne parlare, mi viene da piangere.
L'altro giorno, tornando a casa, sul mio portone ho trovato un'affissione di morte, con la consueta frase dei cari che ne danno il triste annuncio. Ho avuto un fremito, la tristezza si è impossessata di ogni cellula del mio corpo, al pensiero che nel mio palazzo, qualcuno ieri c'era e il giorno dopo no. Ho pensato all'angoscia che poteva esserci in quella casa e mi sono scese le lacrime.
Il giorno dopo, affianco a quel pezzo di carta funereo, è comparso un fiocco azzurro. A quanto pare, il bambino Simone era venuto al mondo quella notte. Ho guardato il mio portone, a destra la morte, a sinistra una nuova vita e ho sorriso, ho pensato che in qualche modo l'ordine delle cose era stato ristabilito e che mi si era parato di fronte, in tutta la sua cruda semplicità, il flusso della vita.
Che tempismo, Simone, buona vita.
Magazine Talenti
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