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“Se era malata era meglio”

Creato il 04 giugno 2014 da Povna @povna

Sono uscite le commissioni di maturità. Forte dell’esperienza dell’anno scorso, la ‘povna aveva fatto domanda da presidente con tranquilla sicurezza. Si era anche già fatta un calendario, nella testa, calcolando che riusciva a finire la scuola in scioltezza, andare al matrimonio dell’anno e pure fare il suo dovere insieme agli altri commissari.
Non aveva però fatto i conti con il burosauro che, in un impeto di idiozia rara (e nonostante lei lo avesse segnalato in maniera preventiva, a bella posta), le assegna ancora una volta una bella sede doppia (in due comuni diversi). E non solo: se infatti la prima sede è nella piccola città, l’altra è sperduta al limite sud-est della provincia, in un lembo di terra a 90 chilometri dal capoluogo, anche; e virtualmente irraggiungibile con mezzi altri dall’automobile, perché lassù, in quella landa dimenticata, un pubblico collegamento con la piccola città non lo hanno voluto fare.
La ‘povna ha scoperto tutto questo venerdì scorso, mentre era in pieno trip da fine scuola dei Merry Men, e in partenza per Cinecittà, anche. Dunque, consapevole della concomitanza non agevole col ponte, in un primo tempo non ha potuto fare altro che mettersi in stand-by, come previsto; e poi nuotarci sopra, e dedicarsi ad altro.
Al rientro nella piccola città, però, è arrivato il momento di affrontare di petto il burosauro. Detto e fatto, approfittando del giorno libero, la ‘povna si presenta all’apertura degli uffici scolastici puntuale.
“Desidera?”
“Buon giorno, sono la ‘povna, devo chiedere una informazione rispetto a una questione un po’ complessa”.
“Ufficio 2, dietro quella porta”.
La ‘povna spinge il maniglione antipanico, si addentra nel corridoio, bussa.
“Desidera?”
La ‘povna ripete la sua formula. I due impiegati la tengono lì in piedi, la guardano con occhi strabuzzanti.
“Scusi, può ripetere?!”
“Vede, sono stata nominata presidente di maturità qui nella piccola città e a Centoguance, il problema però è che io non ho la patente, e, come sapete, da qui è impossibile arrivarci con un qualsivoglia mezzo pubblico. Dunque per controllare la regolarità degli esami, in quanto presidente, assicurando la mia presenza indipendente, libera e costante, io non so proprio come fare”.
La guardano di nuovo strana.
“Aspetti un momento”.
La ‘povna si siede (anche se nessuno glielo ha detto), e appunto aspetta.
“Vada di là, ufficio 6, sulla destra”.
La ‘povna ringrazia e si rimette in pista. Arriva all’ufficio 6, bussa.
“Desidera?”.
“Buon giorno, sono la ‘povna, mi hanno detto di venire qui, per esporre il mio caso singolare”.
L’impiegata alza mezzo sopracciglio.
“Vede, sono stata nominata presidente di una commissione mista, qui e a Centoguance; il problema è che non ho la patente, dunque, lassù, dovendo gestire in contemporanea anche la sede di quaggiù, io non so proprio come fare”.
La prima risposta è di quelle da guinness.
“Lei mi sta parlando di legittimo impedimento preliminare alla rinuncia, giusto? Certo, se era malata era meglio”.
La ‘povna la guarda storto.
“Eh, ma io non sono malata; e la maturità la vorrei pure fare, altrimenti non mi proponevo come presidente. Però se non è impedimento questo…”.
La seconda risposta vuole essere propositiva:
“Beh, comunque Centoguance è una seconda sede, lei potrebbe stare sempre nella piccola città, e andare lassù soltanto l’ultima settimana, per gli orali, quando le due scuole, nei fatti, si separano”.
La ‘povna la guarda sempre più strana.
“Scusi, e il resto del tempo?”.
“Ma perché, lei mi sta dicendo che l’anno scorso, con Monastera, lei è andata in tutte e due le sedi tutti i giorni?”.
La risposta questa volta è pronta.
“Certo che sì, lo chiede l’ordinanza. E pure il dirigente nazionale quando ci incontra il martedì, peraltro”.
L’impiegata sta zitta. Non solo la ‘povna non è malata (né vera, né finta), non solo non ha pensato di risolvere la sua propria grana con un certificato, come tutti, ma è pure una che mastica la legge. Eppure, la terza proposta rotola fuori lo stesso:
“Beh, altrimenti potrebbe comunque aspettare il giorno dell’insediamento, e vedere se raccatta un giro macchine dagli altri commissari”.
Alla ‘povna è caduta la mascella.
“Scusi, mi sta proponendo di risolvere un problema istituzionale che riguarda il mio ruolo di pubblico ufficiale a garanzia del corretto svolgimento di un esame pubblico attraverso un fatto personale, casuale e imprevisto, che mi pone in una condizione di totale dipendenza da un membro della commissione, per di più a titolo privato, senza una liberatoria per la responsabilità penale? Non credo che il provveditorato possa suggerire questa come soluzione tecnica”.
L’impiegata scuote la testa, prova a controbattere, ma, rapida, si arrende. La ‘povna riprende la parola, calma.
“Vede, io vorrei solo che fosse chiaro che quello che io desidero non è saltare gli esami”.
“Ah, questo l’ho capito” – la interrompe l’impiegata (quasi a sottintendere “purtroppo”).
“Ma solo essere messa nella condizione oggettiva di svolgerli in maniera consona”.
“Purtroppo, professoressa, temo che questa sua opzione non sia prevista. L’unica cosa che le resta da fare è compilare la domanda di rinuncia per legittimo impedimento. Poi, eventualmente, se lunedì 16 giugno ci fossero improvvise sede libere, può darsi che la possiamo richiamare”.
La ‘povna ringrazia, va a casa, scrive la domanda in perfetto burocratese, citando commi e articoli di legge. Poi riprende la bici, torna al provveditorato, sale le scale di corsa.
“Buon giorno, sono…”.
Ma non fa in tempo a concludere il suo saluto, sulla porta, che un coro di impiegati che staziona in corridoio già la anticipa.
“Sì, lei è quella che non guida, incredibile, un unicum: vada, vada”.


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