Niente di nuovo sotto il sole. Infatti la statua di Caligola era stata ben nascosta in un campo, prima di essere avviata ad un
autocarro forse diretto nella Magna Svizzera. Grazie alla sua scoperta da parte dei finanzieri del Gruppo tutela patrimonio archeologico, s'è trovato qualcosa di molto importante sul lago di
Nemi: la villa di quell'imperatore pazzo (fece senatore il cavallo Incitatus, che oggi intervisterebbero in tv).
Quella statua è stata fatta a pezzi. Come dimostrano le foto del servizio di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella sul CorSera (15.01). Ci sono però tanti casi analoghi di Storia fatta a pezzi senza
che nessuno si preoccupi di denunciarli, perché si sa come va il mondo: trionfano quelli "usi a obbedir tacendo e mentendo a tradir".
Mi limito a pochi esempi tratti dai molti fatti locali disponibili. Ogni tanto arriva ai giornali il comunicato trionfante sul ritrovamento di libri o manoscritti presso la nostra Biblioteca
civica. Tutto falso. Ho a disposizione dei lettori i dati esatti per smentire quei comunicati e pure quanto c'è in un recente volume su Carlo Malatesti.
Il quale Carlo, grazie al suo intervento al concilio di Costanza, non è l'unico ad aver svolto un ruolo europeo, come è stato sostenuto. Prima di lui (l'ho scritto su queste colonne) c'era stato
Pandolfo II con le sue missioni a Praga ed a Londra per conto del papato. Dopo Carlo venne Sigismondo Pandolfo, sul cui ruolo nello scacchiere internazionale è da secoli che si parla. Vittima di
certi odi romani, Sigismondo ha costruito il tempio riminese che porta il suo nome, ma che non è luogo di misteri, segreti od enigmi come ancor oggi si continua a dire, richiamandosi a false
leggende di tipo massonico contrabbandate quali verità, sia per convenienza diciamo politica sia per non conoscenza delle fonti storiche.
Ma guai a parlare di queste cose in una città annebbiata dalle opinioni infondate sino ad inventare l'inesistente. Ed a negare o dimenticare quello che c'è nei libri e c'era nella realtà. Come
per la porta romana trasferita da metà via Garibaldi dove sorgeva sino ai bombardamenti (come dicevano i vecchi riminesi), in fondo verso la ignorata Porta Montanara o Nuova di Sant'Andrea del
1826-90.
In un volume su Cesare, per il Rubicone si è sostenuto che le relative pagine settecentesche dell'abate Giampaolo Giovenardi non ci sono più. Falso. Basta leggere quanto ne ha scritto nel 2004 il
loro scopritore, il compianto prof. Ezio Lorenzini. [1024]
Antonio Montanari
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il Ponte, 23.01.2011