Se Giovanardi avesse visto l’Eurofestival

Da Danielevecchiotti @danivecchiotti

C’è solo da augurarsi che Carlo Giovanardi, sabato scorso, non abbia guardato la diretta tv della serata finale dell’Eurovision Song Contest.
Come ben sa quel milione e mezzo di Italiani che non si è perso una sola esibizione, il nostro paese mancava da questa specie di Giochi senza frontiere della canzonetta pop da oltre tredici anni.
Già i risultati di ascolto dello speciale condotto su Raidue da Raffaella Carrà fanno temere per il prossimo anno (un risicatissimo 6,43% è ben lontano dall’essere una buona ragione per fare il bis), ma se consideriamo anche l’alto livello di ostentazione del camp e la ben nota avversione del nostro sottosegretario alla presidenza per tutto ciò che odora vagamente di omosessualità… beh.. rischiamo davvero che l’ottimo secondo posto di Raphael Gualazzi resti un evento isolato.
Non so.. sarà il fatto che, a differenza di tanti altri politici, Giovanardi prova un minimo in colpa per lo stipendio stratosferico che incassa attingendo ai soldi pubblici, e quindi ogni tanto avverte un irrefrenabile senso del dovere professionale e decide di lanciare qualche esternazione così, a caso (anche se, considerato l’unico argomento che il nostro sembra essere in grado di trattare, verrebbe più da dire “alla cazzo”). O sarà forse quel “con delega alle politiche per famiglia” che allunga il titolo scritto sul suo biglietto da visita, gli procura un bonus extra sul reddito e, inevitabilmente, lo investe del ruolo di paladino dei valori tradizionali.
Così se, dopo la già ben nota crociata contro l’anticostituzionale manifesto di Ikea, e ancora in tiro dopo le ultime, freschissime dichiarazioni di condanna nei confronti del videogioco “The Sims!” - colpevole a suo parere di promuovere il modello della coppia omosex - non ci sono dubbi che se, per pura casualità, il Carletto si è per caso sintonizzato su Raidue lo scorso sabato sera, l’Italia dovrà di nuovo, a dispetto dei successi del suo rappresentante canoro, scordarsi future partecipazioni all’evento televisivo che, sebbene incolli al teleschermo qualcosa come cento milioni di spettatori in tutto il globo, ha un coefficiente di gayezza davvero troppo elevato per un paese di cultura e tradizione machista come il nostro.
Al caro Sottosegretario (che, per comodità e per coerenza con la sua attitudine ad assecondare il volere del potente di turno potremmo anche limitarci a chiamare amichevolmente “Sotto”) sarebbero bastati i tre minuti della esibizione del russo Aleksey Vorobyov, un trionfo di sculettamenti e mossettine fra maschi, per attuare immediatamente il codice Italia’s Got Talent (trasmissione, non a caso, in concorrenza diretta su Canale 5), e pigiare un pulsante mettendo immediatamente una croce sopra all’Eurofestival.
E ci sarebbe stato da aspettarsi fulmini e saette se, complice la sfiga, l’onorevole Sotto avesse magari pigiato il tasto 2 del telecomando mentre andava in onda l’esibizione degli irlandesi Jedward, un duo irlandese vestito con vecchi scampoli di costumi di scena di Dalida che cantava un brano dal titolo “Rossetto”.
Infine un anatema globale e definitivo avrebbe rischiato di colpire una colonna portante della cultura italiana e del servizio televisivo pubblico dei tempi che furono, perché Raffaella Carrà - davvero in formissima e adorabilmente informale - si è lasciata scappare battute che, da sole, anche senza la sua stratosferica carriera di regina della baracco nata, sarebbero bastate a trasformarla in una sola notte nella regina assoluta del camp. Da antologia, per esempio, il momento in cui, chiamata a commentare l’abito di una delle concorrenti in gara, Sora Raffaella ha risposto: “Ah no.. queste sono cose da femmine… io non me intendo!”.
Insomma… speriamo davvero che Giovanardi avesse altro da fare, sabato scorso, altrimenti, oltre che ad essere sempre più fuori dall’Europa nel senso politico, a brevissimo l’Italia saràdi nuovo fuori anche dall’Eurofestival.


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