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Se hai per nonno uno che si chiama Pavolini

Creato il 09 marzo 2015 da Paciampi
Non sapevo che mio nonno fosse un gerarca fascista fucilato a Dongo e appeso a testa in giù a piazzale Loreto, fino a quando non mi sono imbattuto in una fotografia sul libro di storia della seconda media.
Se hai per nonno uno che si chiama PavoliniSono bastate queste prime righe per scaraventarmi dentro Accanto alla tigre (Fandango) di Lorenzo Pavolini: e per cercare di andare dietro, con queste pagine, a un mistero che non appartiene solo alla nostra (peggiore) storia. Appartiene, a pieno titolo, anche al mistero dell'uomo, alla sua capacità di commettere il peggio, alle incalcolabili conseguenze che il male può produrre sulla rete delle relazioni e degli affetti.
Perché questa non è una biografia su Alessandro Pavolini, uomo di spicco nell'Italia di Mussolini, ministro, intellettuale raffinato e capace anche di sorprendenti aperture, che però si farà ricordare solo per ciò che commetterà dopo l'8 settembre: gerarca tra i più spietati, capo delle brigate nere, fanatico deciso a cavalcare la tigre fino all'ultimo, in un'escalation di rappresaglie e altri orrori. Proprio lui, il Pavolini che a Firenze aveva difeso anche scrittori e giornalisti che finiranno presto nel partito comunista e che pure a Firenze si lascerà dietro una terribile striscia di sangue, con i suoi franchi tiratori a sparare sui civili.
Ma non è questo, il libro, questo libro che non può essere una biografia. A scriverlo è un nipote che porta il suo stesso cognome e che non ha mai avuto un nonno ad aspettarlo all'uscita di scuola. Che, anzi, a scuola scopre la foto dei gerarchi appesi a piazzale Loreto e scopre così la storia che in famiglia non gli è mai stata raccontata.
Nel frattempo è diventato uno scrittore, Lorenzo, Vive a Roma, la Roma di oggi divisa tra memoria e amnesia, ma anche comunità lacerata rispetto a un passato mai risolto: la Roma della convivenza multietnica ma anche dei centri sociali di estrema destra.
E il libro è soprattutto questo, il libro di un nipote che si interroga sull'ingombrante eredità del suo cognome. E che per questa strada non si nasconde - e non ci nasconde - a questo nostro presente. 

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