Se i cinquantenni si prendono in giro Le imprese anti età in bici

Creato il 28 ottobre 2012 da Italianjet

Sui Pirenei Una corsa di 242 chilometri per superallenati. «Mi ero preparato con dieta, sei settimane senza alcol e jogging quotidiano»
Se i cinquantenni si prendono in giro Le imprese anti età in bici
La gara (e l'ironia) del direttore «mamils» di Ft
Sui Pirenei Una corsa di 242 chilometri per superallenati. «Mi ero preparato con dieta, sei settimane senza alcol e jogging quotidiano»
La gara (e l'ironia) del direttore «mamils» di Ft

«Dilettanti sedotti dell'esperienza professionale» è questo il nucleo della motivazione che spinge uomini di cinquant'anni, spesso più che affermati sul piano economico e sociale, a cimentarsi in un'impresa sportiva più grande di loro. Lo spiega con notevole autoironia il direttore del Financial Times , Lionel Barber, in un articolo uscito sul giornale di ieri in cui racconta il suo weekend da cicloamatore su alcune delle salite pirenaiche più famose del Tour de France, tre tappe in compagnia di quelli che in inglese vengono definiti «mamils», uomini di mezz'età in Lycra.
Lionel Barber prima (a sinistra) e dopo i 242 km AMMAZZARSI DI FATICA - Gente che, dopo aver lavorato tutta la settimana (ricavandosi comunque uno spazio quotidiano all'alba o al tramonto per l'allenamento), indossano i loro bei fuseaux imbottiti e consacrano il sabato e la domenica ad ammazzarsi di fatica insieme ad altri folli, sempre più numerosi, partecipando a gare amatoriali o a uscite organizzate, spesso altrettanto crudeli (vedi questi 242 chilometri di pedalata in due tappe), dopo le quali ciò che sembrava a tutti gli effetti il peggior calvario diventa, appena concluso, l'impresa che conferisce uno straccio di senso al flusso opaco delle giornate.
NEOFITA - Barber, che si è allenato per sei settimane con jogging quotidiana e zero alcol, non nasconde un certo compiacimento nel sottolineare la sua inadeguatezza quanto a equipaggiamento e prestazioni. Già dal primo incontro alla Locanda a Tarascon, nota che i suoi compagni sono un po' più giovani (lui di anni ne ha cinquantasette) e più «tecnici». Indossano manicotti, scaldamuscoli, leggerissime giacchette antipioggia - chi frequenta questi ambienti sa quanto contribuisca alla seduzione del gesto la diabolica bellezza dei materiali - e fissano con paternalistica indulgenza il kit un po' improvvisato del neofita. Ma, al di là dei vezzi di un cronista che poi dimostrerà sulla strada la sua onorabilità agonistica, è difficile non cogliere, anche per i più poltroni di noi, come l'attività sportiva diventi per il fanatico (addicted) una droga a lento rilascio che in breve si trasforma in una ragione di vita. Di sport ci si ammala.
ADRENALINA - Più l'esistenza si ritira su uno sfondo rassicurante e inevitabilmente monotono, più gli appartenenti a questo destino fortunato - molte donne, non solo uomini - cercano nei limiti del proprio corpo l'emozione nuova, l'adrenalina che frizza sottopelle alla partenza, i 160-170 battiti della soglia anaerobica come inconfessabile surrogato orgasmico. È uno sforzo che risveglia la mente e al contempo la placa. Fiotti di endorfine che rendono il mondo una casa ancora abitabile. E poi ovviamente c'è il nuovo totem dell'efficienza fisica: «Uomini di mezza età che cercano di evitare una crisi di mezza età» chiarisce Robin, uno dei due contabili superfit che daranno del filo da torcere a Barber. In una società dove sono state azzerate le età della vita, dove una tredicenne e una settantenne rischiano di condividere lo stesso immaginario erotico, l'efficienza del corpo è garanzia di una nostra appetibilità.
SPIRITO DI EMULAZIONE - Dobbiamo essere sempre pronti, vincenti, potenzialmente abbordabili, non importa che si tratti di un innocente biglietto da visita o di autentica disponibilità. Se nessuno ha più tempo per ascoltarti con un minimo di attenzione, essere in forma diventa una necessità. Inutile dire che ci sono le eccezioni, ma la realtà è fatta di grandi numeri, una massa di persone che si trova più a suo agio con i bilancieri che in una conversazione in pizzeria. Questo però c'entra poco col simpatico report di Barber, o meglio, c'entra meno rispetto, ad esempio, allo spirito di emulazione nei confronti dei campioni, un sentimento gioioso e infantile che chiunque si sia gettato in simili imprese ha sentito scalciare forte in petto.
Fonte: corriere.it

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