Magazine Ciclismo

Ttt

Creato il 10 giugno 2015 da Emialzosuipedali @MiriamTerruzzi

Team Time Trial.
Che in italiano sarebbe la cronometro a squadre. Eppure, si sa, esistono delle parole che hanno il loro fascino in una lingua sola. Una piccola, breve poesia da dire tutta d’un fiato. Perché il tempo è un soffio e nessuno ha la presunzione di poterlo vincere. Adattarsi, quello sì. Il più possibile. Cambiare pelle, piegarsi ancora un po’ di più sulla bici. Sentirsi un po’ più vento e meno resto.
E’ che qui è tutto più difficile perché non sei solo. Anzi no, sei solo e sei con gli altri. Tutto è ancora più difficile.
Cycling: 67th Criterium du Dauphine 2015 / Stage 3
La prima volta che ho visto una cronosquadre dal vivo era un giorno di aprile, c’era il Garda e le sue acque sempre azzurre. Liala, una volta, scrisse che quello è un lago strano, turchese anche con la tempesta. Ed è vero. Anche se quel giorno c’era il sole. Aveva vinto la BMC. La stessa di Ponferrada 2014, la stessa di ieri al Dauphinè.

Cambiano un po’ le formazioni, forse, ma il nucleo resta quello. Una disciplina dove bisogna essere tutti locomotive dello stesso treno, evitando le brusche fermate o le accelerazioni improvvise. Proprio nel ciclismo che è uno sport di gruppo e solitario, con troppi caratteri e tutti diversi. Bisogna andare d’accordo di gambe e di testa. Bisogna essere quella poesia detta tutta d’un fiato, di parole giuste, anche scritte sul foglio. Nessun disordine serve a combattere il vento. Ognuno ha il suo ordine che è legato come un filo invisibile a quello degli altri. Un cambio e poi in fondo. La strada e poi le schiene, la strada e le schiene. Cose che scorrono, come l’asfalto, come il vento. A volte ci si mettono anche le salite a complicare tutto: tenere il ritmo di uno che è un passista più di te, restare a ruota. Si può perdere qualcuno per strada, è lecito. Ma al traguardo ne devono arrivare almeno quattro.

Avere una medaglia d’oro al collo a volte ha il suo peso, aggiunge pressione a quella che esiste già. Eppure, in certi casi, fa volare. Essere forti, essere uniti: è una consapevolezza che nasce da dentro e la strada lo sa. Qualcuno alle squadre non ci crede perché questa è una società che ci ha stretto all’angolo del nostro egoismo. Ma il ciclismo non è solo uno sport, è una lezione. Il team è questo: testa e cuore verso l’obiettivo, il resto ce l’ho mette l’affiatamento, sapere che quei chilometri da percorrere sono una connessione, che quel filo che li lega tutti ha il potere di battere il tempo. Cos’è quel filo non si può dire. Feeling, forse. Una parola che non capiamo mai fino in fondo, tranne che quando la viviamo. Anzi no. A volte persino quando la viviamo ci sfugge. Disattenzione, è la malattia del nostro tempo. Invece quando sei in bicicletta devi essere attento e basta. A tutto. C’è l’istante e il resto è fuori. Nel silenzio, il feeling lo senti.

Non è facile essere un unico cuore. Eppure il ciclismo ha nei suoi comandamenti la condivisione e forse quella è un grande allenamento. Eppure fare il ciclista ti costringe a pensare anche agli altri. A quelli che fanno fatica come te, a quelli che hanno attraversato più delusioni che vittorie, esattamente come te.
Questo è il segreto delle squadre vincenti. E vincenti non significa solo la linea bianca.
Vincere è mille altre cose ancora. Prima, dopo e in quell’istante.
Cose che ti insegna la vita.

Cycling: 67th Criterium du Dauphine 2015 / Stage 3



Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :