Se il buon giorno si vede dal mattino, il filo conduttore del nuovo governo sarà rappresentato dal tentativo del Pd di fare qualcosa di concreto, per alleggerire la sofferenza della cittadinanza e per risalire la china del consenso, e dal continuo rialzo della posta da parte del Pdl, per intestarsi il merito di ciò che verrà ottenuto e addebitare al Pd il demerito per ciò che non potrà essere fatto.
Non può essere letta in altro modo l’intransigenza barricadera del Pdl sull’Imu, neanche avessero dato al governo Letta un appoggio esterno, anziché aver piazzato uomini e donne in ministeri tutt’altro che secondari. In realtà, i berluscones non hanno nessuna intenzione di far cadere il governo sull’Imu, quanto piuttosto di ottenere il maggior taglio possibile.
Il mancato mantenimento della promessa, che è valsa al Pdl buona parte del fenomenale recupero delle ultime elezioni, potrà essere facilmente addebitato a Letta, amico della Germania e delle banche; viceversa, l’alleggerimento dell’imposta sulla casa potrà facilmente essere sbandierato come una vittoria del Pdl.
Ben più seri saranno i nodi da sciogliere sulla giustizia, ma presumo che su questo tema Letta sarà accomodante. A quel punto, dovrà essere il Pd a far saltare il tavolo, che ci sia o meno la possibilità di una maggioranza parlamentare alternativa, pena la definitiva condanna alla subalternità per il Pd e per il paese.
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