Magazine Attualità

Se il grillismo diventa partito

Creato il 04 novembre 2012 da Webnewsman @lenews1

Se il grillismo diventa partito

In questi mesi la maggior parte dei commentatori si è affannata nel tentare di offrire una connotazione pertinente del Movimento 5 Stelle cercando di comprenderne le ragioni, il consenso che diveniva sempre più crescente, le finalità dell’agire ed il programma che ne certificava l’azione di questi anni.

In tutto questo, e per quanto sopra detto, non solo non è facile trovare univoche soluzioni ad un collettivo processo di chiarificazione in atto ma non risulta nemmeno agevole comprendere le reali  finalità cui tenderà questo movimento che può legittimamente considerarsi un nuovo soggetto delpanorama politico italiano.

Partendo da questo ultimo dato, parlare di uno scenario politico strutturato è impresa più che mai ardua poichè questa sorta di sfaldamento collettivo delle compagini partitiche cui stiamo assistendo la si deve anche in parte alla forza innovatrice del M5S.

Continuo ad intravedere nella ratio costituente del movimento, per mia personale valutazione, un tratto distintivo di opinione piuttosto che una declinazione prettamente politica.

Con ciò intendo che il movimento ha nelle sue principali corde una vis propulsiva che trova nello spunto critico ed in una rinnovata riflessione civica l’appeal più suggestivamente seducente.

Non sarà casuale che lo stesso Grillo ami definire la propria creatura una libera associazione di cittadini e non già un partito politico anche probabilmente per una eredità risalente alle liste civiche di Beppe Grillo ed al movimento Amici di Beppe Grillogià attivo dal 2005.

La vision avanguardista del comico la si era già  intravista con l’iniziativa legata al Meetup, il social network attraverso il quale, nel 2005, il portavoce del movimento invitava gli attivisti a tenersi in contatto ed a scambiarsi opinioni sulla scia di quanto era già avvenuto nel 2003 negli Stati Uniti tra i sostenitori democratici di Howard Dean. Il numero dei sostenitori ed i dati di engagement hanno dato poi ragione alla scelta fatta inizialmente.

La ricerca della condivisione in rete posta al centro di un programma di scambio di opinione ed assunta a veicolatore civico di progetti, dimostra, da un lato, una capacità nel “cavalcare i tempi” delle opportunità tecnologiche decisamente maggiore rispetto agli altri competitor politici e, dall’altro, come Grillo abbia individuato un terreno non sondato in cui poter lanciare le proprie idee e soprattutto l’immagine dei propri attivisti che, all’interno dei gironi danteschi delle arene televisive e dei talk show, avrebbero inevitabilmente subito la maggiore esperienza degli esponenti dei partiti tradizionali.

La seconda riflessione porta, poi, ad operare una summa divisio di cui la politica non potrà non tenere conto già nell’immediato: l’esistenza di un movimento il cui verbo diviene sempre più  egemone, nel senso positivamente condiviso tra i cittadini, ed “il resto della politica nazionale”, intendendo, con questa accezione un po’ atipica e non semanticamente aderente, la costellazione dei partiti le cui difficoltà nell’auto – rinnovarsi e nel proporre nuovi programmi in grado di affrontare le problematiche di questa era appare direttamente proporzionale al grado di consenso sempre maggiore raccolto dalle campagne del Movimento 5 Stelle.

Ho guardato, nel recente passato, con un certo scetticismo ad alcune esternazioni del leader del M5s che peraltro ama definirsi come portavoce piuttosto che raccogliere, almeno nelle parole, lo scettro di capo carismatico. Ed in questo la distinzione non è di portata trascurabile se si guarda alla struttura verticistica ed all’impronta padronale di alcuni partiti nati nella seconda metà degli anni novanta.

Mi riferisco, nello specifico, alle esternazioni sulla mafia considerata “male minore” ed all’iniziativa dell’attraversata a nuoto dello stretto di Messina.

Riflettendo su quest’ultimo episodio mi sono trovato allineato al pensiero del comico genovese: lasciando da parte frettolose etichettature di demagogia popolare, è interessante pensare al gesto di Grillo come ad una prova di volontà  e di sacrificio psico – fisico che potrebbe essere impiegata come una metonimia figurativa non solo per i cittadini siciliani ma per tutto il paese.

Il lancio di un pensiero tanto semplice, banale se si vuole, ma al contempo pervasivo – la caparbietà delle proprie azioni come elemento di raggiungimento di ogni obiettivo – non può lasciare indifferenti in un momento storico  in cui il paese e la propria comunità democratica è collettivamente chiamata a dover dare un impulso risolutivo al cambiamento.

Il monito siciliano rivolto agli abitanti di una terra così difficile ed affascinante è condivisibile perché non orientato ad alimentare alcun sentimento antipolitico. Se si lascia ad altri il compito di occuparsi delle vicende pubbliche si rischia che la politica, quella avidamente legata al malaffare e collusa con i poteri deviati, si occupi dei cittadini o, nella migliore delle ipotesi, non se ne occupi affatto.

Se oggi le mafie hanno riversato i propri interessi affaristici altrove, in Italia come in paesi esteri, è il momento che il popolo siciliano dia impulso alle proprie legittime ambizioni per costruire un futuro decoroso per i propri figli e  degno di un paese civile.

La terza ed ultima riflessione porta lo sguardo verso il possibile scenario che andrà a delinearsi all’indomani delle elezioni di aprile. Ritengo Grillo uomo attento agli impulsi provenienti dal paese ed assolutamente consapevole del proprio per candidarsi alla poltrona più importante di Palazzo Chigi.

La sua missione rimarrà, da qui alle elezioni e da quella tappa in avanti, quella di portavoce di un movimento di cittadini per i cittadini.

E questo soggetto politico, o se si vuole movimento collettivo di opinione, già probabilmente maturo per assumere a livello locale ruoli di amministrazione attiva, dovrà a livello nazionale esercitare una opposizione fiera e costruttiva entro e non oltre ciò che rappresenta e continuerà a rappresentare.

 La discontinuità in nome dell’equità e della legalità ne costituiranno la patente di legittimità mentre ogni compromesso di interesse o qualsiasi alleanza mossa da cupidigie di potere determineranno un allineamento al passato che ne vanificherebbe la speranza di cambiamento di quella parte di cittadini che nel M5S hanno riposto fiducia, non come voce della protesta, ma come forte richiesta di reale cambiamento.

Cristian Curella


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :