Se il petrolio viene meno…

Creato il 01 marzo 2011 da Angel

foto:flickr

Immaginiamo una nostra giornata tipo: sveglia. Colazione. E subito di fretta al lavoro. Per chi si reca sul posto di lavoro in macchina questa giornata ha qualcosa di particolare. Infatti, non appena usciti di casa ci imbattiamo in file chilometriche di macchine con il centro cittadino completamente intasato. Cosa succede? Succede che in questa ipotetica mattinata il petrolio, che alimenta tutto il sistema economico- produttivo dell’ occidente, si è esaurito. A molti di voi questo potrà sembrare uno scenario apocalittico. In realtà potrebbe ben fotografare il futuro prossimo della civiltà nella quale ognuno di noi vive, si muove, opera. Il problema energetico e, relativo ad esso, quello delle energie rinnovabili è la sfida più grande dell’ intero  terzo millennio. Pochi giorni fa, mi è capitato di vedere un documentario sull’ Islanda. Questa bellissima terra non è solo famosa per i suoi geyser e le sue straordinarie bellezze paesaggistiche ma anche per un lungimirante connubio tra natura e tecnologia. Infatti ogni singola cellula produttiva della società islandese ( abitazioni domestiche comprese) ha sostituito al combustibile fossile un tipo di energia che in questo luogo si trova a buon mercato: l’ energia geotermica. Geniale. Intrappolare il calore vulcanico del sottosuolo e convogliarlo, con efficacissimi sistemi di filtraggio e distribuzione, dovunque; ottenendo energia elettrica. Manco a dirlo costi ambientali praticamente nulli. Risparmio sulle bollette altissimo. L’ Islanda, che ha una superficie tre volte superiore l’Italia, dimostra palesemente che una vita senza petrolio è possibile. Come possibile è l’ esistenza di un intero paese ( con tutti i suoi bisogni essenziali e non) senza l’ ausilio del prezioso liquido nero. A conferma che la realtà islandese non sia priva di fondamento, è utile riportare le conclusioni di uno studio condotto dall’ Istituto di Geofisica e Vulcanologia del nostro paese secondo il quale la sola energia geotermica provvederebbe a  circa il 35% del fabbisogno energetico dell’ Italia. Un risultato potenzialmente grandioso. Significherebbe abbattere  dall’ attuale 80%  almeno al 50% la dipendenza petrolifera ed energetica italiana. Il geotermico non costituisce l’ unica frontiera delle fonti rinnovabili però. Accanto ad esso vanno ricordate l’ eolico, il solare, il nucleare. Queste energie costituiscono l’ unica via maestra possibile per l’ Italia, l’ Europa e il mondo globale al fine di inaugurare una rivoluzione epocale basata su un’ energia rinnovabile all’ infinito in modo sicuro, pulito e, soprattutto, economico. I costi di queste energie spaventano l’ opinione pubblica, in particolare quelli legati alla costruzione delle centrali nucleari. Rispondo a questa perplessità con una domanda: costerebbe di meno continuare ad importare gas, elettricità, petrolio piuttosto che produrre da se energia? E’ evidente che il confronto non si pone nemmeno. Le premesse sono sane, stimolanti, interessanti. Quello che desta realmente preoccupazione riguarda principalmente l’ assenza di una politica energetica del nostro paese. Poichè molte volte energia fa rima, in Italia,  con burocrazia, con fondi svuotati del loro reale valore, con grandiose truffe organizzate ai danni dello stato ( si ricordi quella recente sulle pale eoliche che ha coninvolto noti esponenti politici e alcune regioni). Insomma uno scenario da stravolgere, da modificare nei suoi tratti essenziali. E ciò coinvolge inevitabilmente la formazione di una cultura energetica che manca in Italia per la stessa ragione per cui si viene moralmente autorizzati e giustificati , per esempio, a gettare carta per terra o i rifiuti per strada. Insomma, ci aspetta un lungo, tortuoso cammmino che parte da un rispetto profondo e coscienzioso della natura per arrivare poi  ad una sua  ”razionale” gestione a vantaggio di noi stessi e delle generazioni successive. Chissà se ci riusciremo…


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