Mio figlio mi chiede continuamente qual è il mio colore preferito, e io continuamente gli rispondo: “Il blu”, e poi gli chiedo: “E qual è il tuo colore preferito?” e lui mi risponde secondo quello che ha addosso; se ha un maglione verde mi risponde: “Verde”, se ha una felpa rossa mi risponde: “Rosso”. L’altra sera, dopo cena, stava davanti alla finestra e guardava fuori, gli ho chiesto: “Qual è il tuo colore preferito?” e lui mi ha risposto: “Buio”. Al che gli ho spiegato che il buio non è un colore, ma lui mi ha guardato con una dolcezza mite e indulgente.
Elias Canetti, ne La coscienza delle parole (Adelphi, Traduzione di Furio Jesi e Renata Colorni), scrive: “Recentemente mi sono imbattuto per caso nella seguente annotazione di un autore anonimo, di cui non faccio il nome appunto per il buon motivo che nessuno lo conosce. Reca la data del 23 agosto 1939 – una settimana prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale – e suona così: ‘Comunque è finita. Se io fossi davvero uno scrittore, dovrei essere capace di impedire la guerra’”.