Se l’antipolitica mette nell’angolo la terza via (ovvero del dibattito tra Flores D’Arcais e D’Alema)

Creato il 19 aprile 2011 da Cristiana

Tornando dall’Abruzzo questa sera ho deviato verso l’Alpheus, nota discoteca che negli anni novanta ospitava Muccassassina. A condurmi lì non qualche meraviglioso e colorato spettacolo di Drag Queen, ma un incontro dibattito tra Paolo Flores D’Arcais, direttore di Micromega e Massimo D’Alema.

Arrivo. Sala piena. La maggior parte della gente è di una certa età, insomma coetanei dei relatori. Pochi i giovani che si dividono in due parti in sostanza: da una parte un gruppo di Giovani Democratici, dall’altra uno dei tanti pezzi in cui si è frammentato il Popolo Viola: “votiamoli via“.

Sorrido.

Vado al dibattito portando addosso un cognome pesante che evoca la parte più stalinista e rigida del PCI (anche se Alicata è morto nel 1966 e non sappiamo cosa avrebbe detto dopo il ’68). Da una parte Flores D’Arcais che considero l’anima movimentista utopica della sinistra, l’intellettuale da salotto, girotondino sloganista. Dall’altra il peggior prototipo della realpolitik, uno che si sarebbe alleato (e lo farebbe) anche con Berlusconi stesso pur di perseguire la sua intelligentissima strategia politica, notoriamente fallimentare da tempo. Due maschi, vecchi. Stalin e Trotsky in salsa post moderna. Se lo dicono anche. In ogni caso il momento di topica ironia è stato quando D’Alema ha dato dello stalinista a Flores.

Le risate, almeno per me finiscono qui.

Il dibattito, organizzato da Micromega, era una specie di scontro tra due nemici di vecchia data ognuno accompagnato dalla propria tifoseria. Non era possibile fare domande.

Mi ha fatto tristezza. Pensare che la sinistra fa i dibattiti tra sé e sé, in autoriflessione assai poco erotica, tra l’altro.

Dovevate vederli.

Flores: è colpa dei partiti che non sono all’altezza e abbiamo B. perché l’opposizione è debole. E poi la Bicamerale…

D’Alema: non è vero, noi ci abbiamo provato, cita il governo Prodi.

La verità: D’Alema se la cava meglio di Flores, per il semplice fatto che Flores si attacca a cose sbagliate e impossibili da realizzasi.

Ma confesso che ad ogni battuta di entrambi mi sentivo male. Mancava un punto di vista. Un esempio: tra il contratto a tempo indeterminato per tutti (Flores) e il lavoro precario pagato di più (D’Alema), nessuno a parlare di contratto unico. Detto questo è stata l’unica battuta sui temi reali. Tutto il resto è stato un teatrino tra vecchi nemici che l’un con l’altro si fomentano e si combattono ed esistono. Nel frattempo Berlusconi può continuare indisturbato a fare nulla per il Paese. Qui penso che Renzi ha ragione quando dice, in qualche modo, che il Paese necessita di un’alternativa che però non è quella cinica di D’Alema, né quella radical chic di Flores D’Arcais. Su questo D’Alema è più bravo a mettere nell’angolo l’altro.

Ma non è finita.

All’uscita D’Alema si infila in una BMW contestato duramente con insulti dai giovani blogger movimentisti. E lì mi incazzo.

Mi incazzo perché è tutto sbagliato. Perché Flores parla di partiti e danneggia tutto il sistema e non hai mai nominato il ricambio (altrimenti, forse, dovrebbe mettere da parte anche se stesso).

D’Alema non è il PD ed è un ex presidente del Consiglio è normale che abbia la scorta. Non è normale che viaggi con una BMW serie 5, no. Questo no.

E’ sbagliato che D’Alema venga preso ad insulti davanti alle telecamere. A che serve?  Lui non vi considera allo stesso modo con cui Berlusconi non ci considera nemmeno se riempiamo una piazza con 3 milioni di persone.

La serata finisce con noi base del PD a discutere con i giovani blogger. Noi. Molto più uguali tra noi, ma resi nemici dalla mala informazione di certa stampa radical chic che non fa distinzioni e dalla dirigenza del nostro partito che deve andarsene al più presto.

Il tutto filmato dalle telecamere di Exit dove domani, probabilmente, faranno vedere me che difendo D’Alema. No. Se arriverete qui, vi accorgerete che io D’Alema lo vorrei al confino. Difendo il PD. IL nostro lavoro. Chi accusa chi ha una tessera di partito di non essere società civile e di campare di politica, perché gira tanta, ma tanta demagogia.

La faccia del blogger mentre gli dicevo: sono metalmeccanica, blogger, scrittrice, donna e lesbica non me la scordo. E’ quasi la stessa di chi, nel PD, non ha ancora capito che abbiamo superato il novecento e siamo nel sistema complesso.

Via D’Alema. Ma via l’antipolitica. E spazio ad un luogo dove movimenti e partiti si possano specchiare e trovarsi, come alla fine è accaduto stasera, quando all’improvviso qualcuno si è ricordato che alla manifestazione del Popolo Viola, io, dirigente del PD, ero nel servizio d’ordine con la pettorina gialla. Cioé una di loro.

Ecco. Appunto. Noi siamo noi e Flores e D’Alema sono il resto. Via.


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