Lo scorso weekend gli ispettori dell’Agenzia delle entrate hanno condotto una nuova operazione nei locali della “movida” milanese. I ricavi delle consumazioni nelle discoteche e nei pub – è emerso dai controlli – sono aumentati dal 50 al 100% rispetto ai fine settimana precedenti. Inoltre, secondo i primi dati elaborati dalla Siae l’indomani del blitz, quasi nessun dj disponeva della necessaria autorizzazione per riprodurre i pezzi. Questa la cronaca. Ciò che noi in verità abbiamo tentato di capire in questi giorni, al netto di eventuali irregolarità, è quanto vale la movida in piena crisi economica. O per dirla in maniera diversa, quanto produce di questi tempi la vita notturna in termini di spesa e di ricavi. Per farlo abbiamo chiesto un po’ in giro, a Roma. Sia beninteso: non c’è da parte nostra alcuna pretesa di stilare una casistica da prendere a modello, il nostro è semmai un esercizio di scuola. Intanto perché ogni locale fa storia a sé. E in secondo luogo perché non è detto che la realtà romana sia emblematica di quanto avviene nelle altre grandi città. Perciò ci limiteremo a fornire dei dati indicativi tra quelli che siamo riusciti a raccogliere. Lo premettiamo a scanso di equivoci. Una serata in un locale può arrivare a costare circa seimila euro, talvolta anche di più. Non è semplicissimo decretare una media, molto dipende dal genere musicale proposto e quindi dal tipo di target a cui si fa riferimento. Le difficoltà derivano anche dalle diverse voci di spesa, alcune sostenute dagli organizzatori, altre dai gestori o proprietari del locale. Meno complesso, invece, è individuare il capitolo più oneroso. Escluso l’affitto del locale (spesa che riguarda i proprietari, appunto), è proprio la musica a pesare non poco sulle tasche degli organizzatori. Il costo è ripartito tra i diritti Siae (in certi casi anche fino a duemila euro) e i dj, le figure del personale per le quali sono previsti i maggiori compensi.
(continua su T-Mag)
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