Bologna, referendum contro i finanziamenti agli istituti privati. Ma la giunta Pd li difende
Virginio Merola, sindaco di Bologna
Il referendum è consultivo e non abrogativo, e questo «è opportuno ricordarlo» dice il sindaco, in questi giorni impegnato in un tour cittadino informativo sulla bontà del “sistema pubblico integrato”: «mi dispiace che si usi Bologna per una battaglia nazionale perché siamo la città che fa di più sui servizi per l’infanzia». Eppure, secondo il gruppo di scrittori Wu Ming, Merola fa l’arbitro, che «non può fare anche il capitano di una delle due squadre». Secondo il Pd invece, l’eventuale virata verso l’esclusivo finanziamento alle scuole d’infanzia pubbliche porterebbe uno squilibrio nel ricollocamento di circa 1800 bambini, oltre a mettere in crisi una Giunta già provata dalla «chiusura dei rubinetti da parte di uno Stato che non ci aiuta più». Per la crisi. Dello stesso avviso Elena Ugolini: «i 1.800 bambini andranno tutti a casa di chi propone il referendum?», si chiede il sottosegretario all’istruzione; l’economista e Ordinario all’Università di Bologna Stefano Zamagni si fa vedere sull’Unità, dicendo che «le risorse statali sono destinate a calare sempre più», e avallando un’alleanza strategica tra pubbliche e paritarie: «se salta questo sistema ci ritroveremo con scuole private per ricchi e scuole pubbliche di bassa qualità».
Carlo Freccero, direttore di Rai4
Dall’altra parte, tra i marziani referendari, anche Fausto Bertinotti e Carlo Freccero: «Non vorrei che il Pd fosse più liberista dei liberisti – così il direttore di Rai4 – , io personalmente non voglio che il fondamento dell’istruzione pubblica subisca tagli a favore di altri ambiti. Sappiamo tutti che Bologna e Firenze sono grandi laboratori in cui si ha la possibilità di anticipare (da sinistra) lo scenario nazionale, e non vorrei che questa possa essere una prova generale della prossima finanziaria». Secondo Freccero «Bologna è come il muro di Berlino: un luogo simbolo del welfare. Se vincono gli anti-referendari significa che qualcosa si è spezzato, e che ormai ha prevalso la via della Cisl, delle industrie, e di Renzi». Sull’immagine della valicata di Renzi su e giù dall’Appennino, Sel invia le truppe parlamentari, artiglieria pesante:«ingiusto chiamarci anticlericali, non bisogna demonizzare l’avversario» , dove è “avversario” il vocabolo sempreverde. La Cgil intanto si divide, i cittadini si dividono, la sinistra si divide. A Bologna, in Italia, in Europa. E in Europa si sta male, così dicono. In Europa (non) tutti sorridono: c’è la crisi. Chissà su Marte, come se la passano.
(Pubblicato su Gli Altri Settimanale del 19 aprile 2013)