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Se la Scozia vota YES

Creato il 29 luglio 2014 da Gianluca Pocceschi @geopolitiqui

Venti del glorioso tempo che fu, spirano nelle Highlands della Scozia con l’avvicinarsi dello storico appuntamento. Il 19 settembre 2014, la battaglia non sarà combattuta con Kilt e asce, ma a colpi di schede elettorali. La data del referendum sull’ indipendenza dal Regno Unito ruggisce di patria e tempi immondi dove l’appartenenza veniva difesa con la propria vita.

I tempi moderni rammentano raziocinio e nobili virtù per preparasi al punto del non ritorno. The First Minister Alex Salomond e the Prime Minister David Cameron comprendono il sadico momento.

L’unione politica ha compiuto il 23marzo scorso il suo 307esimo compleanno. Potrebbe essere l’ultimo della sua gloriosa corsa nella storia.

Se la Scozia vota Yes sancendo il suo addio a the Acts of Union firmati nel 1707, la secessione sarebbe inevitabile e si aprirebbero degli scenari senza precedenti.

Ad onor del vero qualcosa di simile è accaduto con Singapore dichiaratosi indipendente dalla Malesia nel 1965 e più recentemente con il Sud Sudan staccatosi nel 2011 dal Sudan. Ma questa è un’altra storia.

Gli interessi sono enormi e le incognite ancor di più. Basti pensare la negoziazione del debito che in caso di separazione si attesta tra i 121 e i 143 miliardi di dollari o per meglio tra il 77% e 86% del PIL del nascente Stato indipendente della Scozia.

La Scozia sarà Unione Europea? In teoria Edimburgo dovrebbe aspettare di essere effettivamente indipendente per fare richiesta di diventare membro dell’UE come viene “gentilmente” espresso dall’ articolo 49 del trattato sull’ Unione Europea.

Se mantenesse dei buoni uffici con la sponsorship di Londra potrebbe chiedere il “rito abbreviato” e optare per una fast route promossa dall’articolo 48 (sempre del Trattato sull’UE) e votata a maggioranza semplice. Comunque vada sarebbe un insuccesso.

L’esercito è un’altra questione. Chi difenderà la Scozia? Si parla di contingentamento delle forze come del debito. Salomond propone un modello danese focalizzato sulla difesa dei mari, ma capace di collaborare dove si richieda di “spalare fango”.

Mister Cameron ragguaglia gli scozzesi sull’aspetto del Trident Nuclear Deterrent e della base navale Clyde nella costa est della Scozia. Per smantellarla servirebbero 34 miliardi di dollari; venderla sarebbe da fantascienza; Facciamo come Hong Kong? Vi paghiamo l’affitto come abbiamo fatto con la Cina per 99 anni. Un problema non da poco considerando che di mezzo c’è una piccola organizzazione internazionale chiamata Nato.

La moneta quale sarà? Sicuramente la sterlina con il beneplacito della Bank of England. Che facciamo se la Scozia si dirige verso la bancarotta come anno fatto diversi Stati europei e non solo? La salvano gli inglesi? Uno scenario sicuramente da scongiurare, ma possibile. Usare la sterlina informalmente come il Montenegro usa l’Euro sarebbe impensabile e poco glorioso per un fiero scozzese. Insomma una brutta gatta da pelare anche.

Che facciamo della BBC? E’ un bene britannico e per questo anche un po’ scozzese. Deve essere divisa magari un po’ di telecamere a Londra e qualche cronista a Glasgow; la rubrica ad Ebimburgo e la troupe a Manchester. Anche la TV di Stato sarebbe un bel problema.

Il prefisso internazionale che adesso è quello britannico +44 diventerebbe molto probabilmente più erotico: tipo +424.

Il dominio internet potrebbe essere invece un problema perché le Seyschelles hanno già preso .sc e la Sierra Leone .sl. Dovranno inventarlo bene.

Gli scozzesi che siedono nel Parlamento britannico che fine faranno? Va bè le elezioni britanniche si terranno nel maggio 2015 quindi possono anche “scroccare” qualche mese in più a Sua Maestà la Regina. E i Lord scozzesi? Troppo complicato e difficile sapere dove finiranno.

I problemi sono innumerevoli e sarebbe impossibile elencarli tutti. Basta citare il problema delle riserve di oro. Per dividersele la Repubblica Ceca e la Slovacchia che prima del 1992 erano Cecoslovacchia hanno impiegato 7 anni per la separazione dei beni.

Un tempo molto più lungo di quello pronosticato per l’effettiva indipendenza indicata nella fatidica data del 23 marzo 2016. Esattamente 309 anni dalla firma dell’Acts of Union.

Potranno prendere le nostre vite ma non potranno mai prendere la nostra libertà.

William Wallace alias Mel Gibson in Braveheart

Foto credit by ilcinefiloinsonne.wordpress.com


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