Dopo Genova 2001, però, i cittadini si sentono tutti antagonisti rispetto alla politica. E il caso valsusino ne è l'esempio più eclatante e più tragico. Disperante, se vogliamo. Perché sappiamo che il TAV verrà fatto ad ogni costo e a scapito di tutto.
Si andrà avanti così, come alcuni hanno affermato. Senza rendersi conto che il problema è che "avanti così" non si può andare. E non perché non si deve andare avanti nella costruzione della tratta ferroviaria. Nel cambiare quel "così", infatti, è necessario cambiare la politica e le aspettative che i cittadini hanno da essa.
Questa zavorra, tuttavia, è il lascito peggiore del berlusconismo: il fare le cose così. Contro gli altri, perché sono dei nemici e non dei compatrioti. Degli avversari da schiacciare.
L'esempio del berlusconismo per eccellenza, infatti, si ha in quella prima pagina allucinante del Giornale: su cui si è scatenata la furia di internet (vedi Foto). Più capace di attaccare umanamente chiunque, invece che fare un vero lavoro di informazione, comprendendo anche la difficoltà umana di questa società tradita dalla politica.
La domanda è: ce lo siamo meritato questo berlusconismo? Mi verrebbe da rispondere di sì, ma non vorrei sembrare il Sallusti della situazione. Non l'abbiamo meritato, ma non sappiamo ancora uscirne...
Di seguito, l'articolo di P. Spataro su L'Unità:
Se si perde anche l'umanità
Secondo voi Luca Abbà se l’è meritata? A nessuno sarebbe venuta in mente una domanda così ignobile davanti al dramma di un uomo che lotta contro la morte. Al giornale Libero invece sì. Sul sito del quotidiano diretto da Belpietro, sotto il titolo «No tav, il leader è grave», una manina ha piazzato un sondaggio con questa sconcertante domanda. La risposta è all’inizio un sì convinto che poi, dopo le polemiche sui social network, si ridimensiona e spinge il giornale a correggere il verbo: non più «meritata» ma «cercata». Quando si arriva a questi livelli vuol dire che si è perduto persino il minimo senso di umanità che vale anche davanti al peggior nemico. Ma è ancora più grave che, in questo modo, si diffonda una cultura della vendetta che in Italia ha già fatto molti danni. Seguendo la scia del cinismo e della spregiudicatezza ,di cui Libero è tra i leader, si sa da dove si parte ma non si sa mai dove si può arrivare. E spesso si arriva in posti pericolosi dove diventa labile non solo il confine tra la verità e la menzogna ma anche quello tra la vita e la morte. Non c’è dubbio che sui No Tav gravi negli ultimi tempi il pesante rischio di una deriva pericolosa. A una prima fase di contestazione che ha prodotto numerosi confronti tra istituzioni e cittadini con significative correzioni al tracciato, ora se ne è aperta un’altra. Nella quale l’area più irriducibile sta prendendo il sopravvento su quella più pacifica, imponendo spesso l’arma dello scontro fisico e tattiche da guerriglia urbana. Gli attacchi al giudice Caselli sono l’ultima dimostrazione di questa preoccupante involuzione. Ma non c’è dubbio però che, nonostante ciò, di fronte a quell’uomo che vola giù da un traliccio e che ora è in coma l’unica reazione civile è un umano rispetto e l’auspicio che possa riafferrare la propria vita. Per questo il sondaggio di Libero è, nel suo indecente cinismo, un’altra forma di violenza. Che non riduce di un millimetro l’estrema gravità del violento assalto alla redazione del giornale compiuto ieri sera da un gruppo No Tav che si è staccato dal corteo. E che è l’ennesimo episodio di un crescendo preoccupante.