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Se lo spirito di accoglienza di Francesco supera il tocco post-femminista fascista e obsoleto dell’intervento delle Femen a Announo. E sul “TE” della Innocenzi.

Creato il 14 novembre 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
femendi Rina Brundu. Il buono della programmazione digitale è che puoi rivedere un’intera tramissione di cosiddetto “approfondimento politico” fastidiosamente diluita in 2 ore e 55 minuti, in meno di 20 minuti e riesci a farlo senza “perderti” nulla, neppure un’immagine che “vale”, incluso il buon Vauro che mastica la bustina di un preservativo nel tentativo di aprirla o di mangiarla, non si è capito bene. Se poi si ripensa al noiosissimo incipit santoriano che ha dato il via alla nuova serie di Announo, il programma condotto da Giulia Innocenzi (La7 e online), non si smetterebbe mai di ringraziare quel tecnico ispirato che ha inventato il fast-forward.

Ma non è di questo che volevo parlare. Quanto piuttosto dello scoglionamento procurato intorno al minuto 125 (minuto più minuto meno), di quella stessa trasmissione, dall’intervento delle Femen. Si sono materializzate come all’istante al centro dello studio, quattro o cinque ragazze dell’est europeo, a seno nudo e imbrattato con la scritta “God is not a politician” (sicure?). Subito dopo la loro leader, in un inglese abbastanza approssimativo, ha lanciato la sua invettiva contro l’intervento che Papa Francesco farà il prossimo 25 novembre al Parlamento europeo. Secondo la loquace signora, in quella fatidica occasione si consumerà un crimine feroce di lesa maestà laica; la signora ha anche sottolineato che ribadire il concetto qui in Italia era quanto mai importante perché é qui, nel nostro Paese, che si nasconderebbe il luogo che è radice di tutti i mali.

Naturalmente, mi é subito venuto da pensare che il luogo in questione potesse essere Palazzo Chigi o in alternativa Montecitorio. Poi, dopo ulteriore cogitazione, nonché la colorata evidenza che mi veniva presentata, ho optato per il Vaticano che è sempre una carta ben spendibile. Lo stesso mio ragionamento deve averlo fatto l’imprenditore Brambilla che, presente in collegamento esterno, ha ribadito che lui era intervenuto in trasmissione per discutere con “Maurizio Landini”, mica per ascoltare offese al papa e alla religione cattolica; Brambilla si è quindi tolto il microfono e dopo essersi idealmente stracciato le vesti in piazza è uscito di scena. Scenata plateale godibilissima, anche comprensibile sotto punti di vista multipli, il fatto é che a mio avviso la vera parte offesa in causa era il pubblico che si era sorbito l’intera discussione tra lui e Landini, ma queste sono altre storie…

Ma non è neppure di questo che volevo parlare. In genere, infatti, sono una grande sostenitrice delle Femen, delle loro battaglie e della metodologia di utilizzo del loro corpo come strumento di lotta non violenta. Il troppo però stroppia e il troppo stroppia quando si usano le buone ragioni delle proprie battaglie per censurare gli altri. Chi sono loro per dire che il capo di una comunità religiosa che conta miliardi di persone nel mondo, e centinaia di milioni in Europa, non può parlare davanti al Parlamento europeo? Chi sono loro per dire che un qualunque capo di una qualunque religione non possa parlare colà? Chi sono loro per dire che il diritto di parola spetta solo ai non credenti? Chi sono loro per superare a destra (benché a seno nudo) gli illuminati ideali di Voltaire?

Questo me lo domando da non credente e da non praticante che in questo particolare momento storico non esiterebbe un istante a sostenere la dottrina di “accoglienza” che Papa Francesco sta faticosamente tentando di fare attecchire dentro la Chiesa Cattolica, e a rigettare, invece, in toto, questa sorta di post-femminismo fascista e obsoleto di cui abbiamo avuto pessima dimostrazione ieri in tv. Non si può essere credibili in nessuna delle nostre battaglie, non importa la determinazione con cui le portiamo avanti, se quelle battaglie hanno come obiettivo ultimo la censura dell’altrui pensiero.

Per quanto riguarda gli aspetti più “leggeri” e ludici del programma, dico invece che non vi può essere presentatore o presentatrice “credibile”, se colui o colui continua a rivolgersi agli ospiti in studio con espressioni quali “TE, che ne pensi?”. Lo dico in riferimento alle curiose modalità di interazione dialettico-vernacolare di Giulia Innocenzi e mi domando se questo è davvero tutto ciò che passa il convento mediatico nazionale di questi tempi, anche perché il di norma si serve alle cinque, la sera tardi é indigesto…

Featured image, screenshot da Announo di ieri sera.

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