Da molti anni a questa parte, sono entrate nel nostro vocabolario una miriade di parole di origine anglofona. E non ci vuole De Mauro per rendercene conto! Dal computer al wi-fi, dalle sit-com ai talk show, dai fast food all’eyeliner, la fila è lunga, anzi lunghissima.
Ultimamente però, e aggiungo anche un purtroppo, c’è una parola in particolare che è sempre più sulla bocca di noi italiani, ed ha un’accezione negativa: stalking.
Stalking significa “perseguitare”, e indica soprattuto persecuzioni a sfondo passionale.
Nel febbraio del 2009 è entrato in vigore un ddl che fa dello stalking un reato.
Praticamente chiunque importuni una persona in modo ossessivo e insistente, provocandole fastidi ansie o paure, rischia fino a quattro anni di galera, oltre ad un’ordinanza restrittiva.
Dunque mi sono chiesta come nasce questo fenomeno, sempre più diffuso, alla base del quale non può che esserci l’ossessione. Questa, infatti, a lungo andare porta a comportamenti deliranti che fanno dello stalker un pericoloso persecutore. Se la fidanzata ti ha lasciato e non riesci a fartene una ragione, rischi di entrare in un tunnell che può portarti a gesti anche estremi.
Ho letto una recente testimonianza di un uomo che, grazie all’aiuto di uno psicologo, ha ricostruito le tappe della sua ossessione. Ciò aiuta a capire cosa passa per la mente dello stalker.
< <”Morta lei starai bene”: le parole che sentivo nel sonno, come un altro me stesso che mi diceva quello che dovevo fare>>
(Fonte: Corriere della Sera del 14/07/2010).
L’uomo racconta che ogni volta che provava a contattare la sua ex invano si sentiva salire la rabbia e arrivava spesso a minacciarla di morte.
Una particolare legge del taglione eh?
Risulta facile intuire che lo stalking non è un fenomeno da sottovalutare. Lo stalker, che non è altro che un amante respinto e ossessivo, si trasforma in potenziale killer. Ma se non è un fenomeno da sottovalutare, com’è che ultimamente sempre più notizie di cronaca riportano fatti di omicidi in seguito a fenomeni di stalking, anche denunciati più volte ma verso i quali le autorità non erano intervenute?
Gaetano De Carlo, pugliese, era già stato denunciato sette volte per stalking prima di uccidere due sue ex amanti. Sette volte. Cavolo! Se il tizio dei volantini mi citofonasse sette volte, gli butterei una secchiata d’acqua dal balcone! E dopo sette denunce non si è fatto nulla per fermarlo?
Non capisco perché sia stato ignorato. Se esiste una legge bisognerebbe rispettarla, o forse non è così? Bisognerebbe tutelare di più le vittime dello stalking e non ignorare le richieste d’aiuto (soprattutto poi se le denunce sono sette).
Solo nel mese di giugno, anno corrente, le cronache hanno registrato ben dieci casi di omicidi da parte di ex trasformatisi in stalker e degenerati in assassini.
A chiunque leggesse queste righe, volevo segnalare, infine, il sito dell’osservatorio nazionale sullo stalking (www.stalking.it) che si occupa del sostegno psicologico e legale delle persone vittime di stalking.
Volevo invitarvi a riflettere sul fenomeno, senza sottovalutarlo, e soprattutto non abbiate paura di denunciare.