Magazine Diario personale
Quante donne con bimbi aggrappati al petto. Tutti sporchi, sudati. Tutti con gli occhi spenti. Bere un po’ d’acqua fresca e pulita è già molto. Quanti di loro per non morire in quell’arido deserto, hanno preferito fare la stessa fine tra le onde adirate del Mediterraneo. Li chiamano clandestini, extracomunitari. A me sembrano soltanto poveri cristi. E se tra loro gioisce un seguace di Alkaeda o un ladruncolo qualsiasi, forse non bisognerebbe farne un dramma. Basti pensare a quanti di noi civilizzati ci ammazziamo per motivi ancora più futili. E poi forse neanche noi riusciremo mai a condurli in una vita migliore. Non sono molti di loro che da anni in Italia o nella stessa Europa, conducono una vita strabiliante. Molti hanno solo da mangiare e se noi riteniamo di averli integrati, forse non ce ne accorgiamo di averli soltanto isolati. Obbligati a vivere in disparte. Spesso ci passano da vicino, facciamo finta di non vederli. Indifferenti al loro destino, l’importante che se ne stiano in disparte e che non diano fastidio. Spesso il colore della pelle è ritenuto sintomo d’inferiorità. Cosa importa se quel cioccolato laureato è venuto da noi a raccogliere pomodori… si sa, tanti dei nostri giovani, non riescono a fare neanche quello. Tanti dei nostri giovani sfuggono dal fare tanti di quei lavori, l’importante è tornare a casa alle quattro del mattino. Penso che noi tutti dovremmo avere un atteggiamento diverso verso gli immigrati, perché proprio noi italiani siamo stati in passato tra quei popoli che per tante vicissitudini ci siamo trasferiti nel mondo alla ricerca di un salario e di una vita migliore. Sicuramente sono da condannare tutti quelli che al pari di tanti nostri delinquenti si macchiano di gravi reati come lo stupro ed altro. Purtroppo la natura dell’uomo spesso degenera, senza distinzione tra i vari colori della pelle.