Arriva il momento di tornare a casa. Impacchettare le proprie cose con ordine, controllare di non essersi dimenticati nulla. Si sale sull’aereo,sul treno,sulla nave e questi ci riportano a casa,alla nostra vita. Ci riportano a noi. E se io non volessi? Se volessi restare per sempre sospesa nel libo del viaggiatore?Quel limbo in cui hai sempre una meta nuova davanti agli occhi e un posto alla spalle in cui rifugiarti in caso di necessità.
Il problema del tornare a casa è che in effetti non ce ne siamo mai andati. Cos’è una casa? Un posto in cui si dorme,si mangia,ci si lava i denti,ci si ripara,in cui inviti gli amici,in cui ti arrivano le bollette. È un luogo da cui si vuole scappare,da cui mancare,da ricordare,in cui tornare. Ma in fondo tutte queste cose non si possono associare a qualsiasi angolo della terra?
Siamo delle piccole lumachine e la casa ce la portiamo dietro. Noi siamo quella casa. E per quanto tu possa andare lontano, per quanto tu possa arredarla in maniere differente,rimarrà per sempre appiccicata a te,immutata ed immutabile nel suo peso. Non si scappa. E in quella piccola dimora, fatta per lo più di polveroso passato,insoddisfacente presente e nebbioso futuro, in cui senti gli echi più o meno definiti delle tue goie e dei tuoi errori, sei solo.
Sono tornata a casa, sono tornata a me stessa. Cammino attraverso i pezzi della mia vita,posando il piede con un po’ più di veemenza su alcuni,quasi a volerli schiacciare, e ad ogni passo sento rimbombare il peso della mia solitudine.
V.