Metto le mani avanti,perché il titolo questa volta mi aveva sviato o forse si era ben prestato a quanto in realtà stavo cercando: non un libro su cosa sarà, ma un libro su come è cambiata, nel tempo, la nostra concezione del futuro.
Con Breve storia del futuro (Fazi editore) Jacques Attali, invece, ci porta dalle parti del 2060, in un mondo maledettamente simile al nostro ma anche immensamente diverso, come un altro pianeta popolato da gente troppo simile a noi perché la si possa ignorare.
Dice Attali:
Scrivo questo libro perché il futuro non assomigli a quello che sarà
E c'è da rabbrividire, in effetti, pensando a quello che potrà essere. Meno male che questo non è il solito catastrofismo più o meno di maniera. Meno male che, alla resa dei conti, niente è scritto.
Dipenderà da noi - e qui non aggiungo un meno male: dipenderà, appunto. Dipenderà dall'uso che faremo delle nostre tecnologie. Dipenderà da come sapremo condividere le nostre capacità, per prima la creatività.
Niente è scritto, e meno male. Ma si può scrivere comunque un libro di storia declinato al futuro.