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Se non ci fossero le parole, ci si guarderebbe più a lungo, notando ancora di più i particolari che identificano stati d'animo e sentimenti. Ci si annuserebbe di più, captando maggiormente esili variazioni di odore, profumi speziati dal caldo, effluvi carichi di desiderio e selvatici o raffinati movimenti d'aria. Se non ci fossero le parole, ci si sfiorerebbe di più, accarezzando di sovente una mano, un volto, a richiamare l'attenzione, a trasmettere calore, a lasciar intuire un disappunto. Ci si osserverebbe occhi negli occhi, più intensamente, a percepire un cenno d'acciglio, a scandagliare nelle iridi una liquida commozione, una verità, una menzogna. Se non ci fossero le parole, forse canteremmo i nostri cuori, in nenie dolci e fresche o in musicali ribellioni a gesti o posizioni.
Ma le parole ci sono.
Esistono, sono molte, le puoi tradurre in centinaia di linguaggi diversi. Sono varie e precise, giocose o gravi. Con le loro regole, sintassi e reconditi significati e suoni.
Le parole ci sono.
Usiamole con rispetto, con gratitudine, diamo loro il giusto peso, rispettiamo la loro esistenza e la loro funzione di trasmettitori di emozioni.
Non lanciamole al vento, non stropicciamole in borbottii e in superficiali affermazioni.
Diamo loro un orgoglio e onore e ci rappresenteranno come i migliori scudieri.
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