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Se non fossero digitali sarebbero sprechi

Creato il 02 aprile 2014 da Mcnab75

 selfie marylin

Qualche tempo fa ho letto questo articolo su OltreUomo: foto che nessuno scattava prima delle fotocamere digitali.
L’elenco è abbastanza esaustivo. Tra gli scatti che fino a 15 anni fa sarebbero risultati inutili ci sono tutte le categorie che oggi vanno per la maggiore sui social network: foto di cibo, di acquisti, di biglietti di concerti appena acquistati, millemila foto di gattini e cagnolini, ma anche selfie allo specchio, foto di paesaggi urbani incomprensibili (panchine, lampioni, cartelli di saldi sui negozi etc).
Un tempo, dice l’articolo, questi scatti sarebbero risultati come sprechi di rullino. E, in linea di massima, è proprio vero. L’evoluzione della fotografia digitale ha ovviamente cambiato tutto, tanto che ora basta possedere un discreto smartphone per fingersi fotoreporter d’avanguardia, specialmente su Instagram.
Sicché mi son posto una domanda: esistono altre forme di comunicazione digitale che hanno cambiato i parametri di valutazione delle medesime?

Pensando agli ebook mi verrebbe da rispondere di sì.
Grazie alle pubblicazioni digitali molti autori (me compreso) stanno pubblicando formati intermedi che l’editoria tradizionale non considera nemmeno lontanamente. Penso alle novelette, ai racconti lunghi, perfino alla narrativa breve. Roba non pubblicabile in cartaceo, per una semplice questione di costi che superano i guadagni.
Una vera e propria rivoluzione, da qualunque parte la si guardi.
Ha portato più benefici o ha abbassato la qualità del materiale in circolazione?
Un po’ come per le foto, anche in questo settore esistono correnti di pensiero diverse. Personalmente sono sempre convinto che la varietà della proposta sia positiva, e che la selezione naturale farà il resto.

Nella musica, inutile dirlo, è accaduta più o meno la stessa cosa.
Grazie a store virtuali come ITunes sono tornati di moda i singoli e gli EP, che erano diventati desueti nell’interregno dei CD musicali. Senza contare che le autopubblicazioni (la musica indie) hanno invaso il mercato, spesso scavandosi nicchie notevoli di affezionati e di fan.

Anche qui, c’è chi parla di sprechi, di diffusione del brutto e del superfluo.
A volte è vero, per carità. Tutti quelli che hanno un romanzo o una canzone nel cassetto si stanno affrettando a buttarli su Amazon, su ITunes, su Google Play o su siti simili. Il 90% di questa roba è di qualità infima. Junk. Materiale che un tempo sarebbe stato ritenuto di spreco, un po’ come nei rullini rovinati da foto sbagliate, di cui dicevamo prima.

Secondo me il rischio è in realtà un altro: e se tutti gli usufruitori finali diventassero a loro volta venditori?
E se tutti i lettori diventassero anche scrittori?
E se tutti gli appassionati di musica producessero la loro canzone?
E se tutti gli amanti della fotografia si proponessero come fotografi?

Io, lo ripeto, confido nella selezione naturale. Eppure potrebbe non bastare.
Che ne pensate?

Fonte: OltreUomo

Fonte: OltreUomo

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(A.G. – Follow me on Twitter)


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