Magazine Famiglia

Se papino è quello debole: una mamma in carriera, i ruoli, gli abbagli sulla parità

Da Paterpuer @paterpuer
Inutile girarci attorno, inutile far finta che il globo si sia davvero evoluto. Se è vero che in molti abbiamo nel DNA la parità perché sappiamo di essere tutti uguali, è anche vero che navighiamo in un mondo umettato di stereotipi e pregiudizi su donne e uomini. In questo mondo il maschio ha da essere quello forte.
Prendo spunto da un post (lei scrive pure con una meravigliosa visceralità) di Mammasterdam in cui si parla anche della sua situazione familiare "Sono finanziariamente autonoma? No, col cavolo. Questa famiglia va avanti con il nostro tenore di vita solo perché il capo, che in teoria si è laureato anche lui in una facoltà inutile come lettere, mi è diventato informatico e fa pure il manager". Il suo post mi stuzzica e mi spinge a parlare di una cosa: la parità fra uomo e donna. Se il maschio ha da esser forte, la femmina (figo usare questa terminologia) vuole essere (giustamente) forte anche lei e invadere simbolicamente i territori tradizionalmente a marchio virile I. G. P.; ma siamo sicuri che sia pronta a cedere terreno? Non so, forse dipende da come guardiamo alla questione, personalmente trovo che la parità, con la sua retorica, abbia generato una situazione stagnante (dal punto di vista simbolico e culturale) di disparità.
In casa nostra è Paola quella forte dal punto di vista della pecunia. Io sono quello debole. Sinceramente noi ci consideriamo un nucleo di persone e quindi non abbiamo mai fatto i conti. Però mi pesa un po'. A me personalmente non pesa tanto perché sono maschio. Mi pesa perché vorrei vivere un po' più agiatamente. Siamo due laureati (lei in lettere e io in pedagogia) e "masterizzati" ma le cose sono alquanto differenti. Siamo al punto in cui io guadagno esattamente la metà di lei (che paga il mutuo per la minicasetta di Genova) ma a differenza di lei non c'ho mica un contratto di lavoro vero...!
Il problema è essere uomo? No. Il problema è essere precari e poveri. Perché, mi domando, se una donna si trova in una situazione simile alla mia si pensa alla parità? Io non vivo la cosa come un problema di parità. A volte mi pare che la questione della parità sia una spiegazione troppo semplice. Leggo sempre di cose che riguardano le mamme lavoratrici ma per me il problema è semplicemente dei genitori. Sì penso che insistere sul concetto di parità sia un modo per corroborare la non-parità. Se si continua a parlare di mamme lavoratrici, ad esempio, si nega la parità.
Ovvio, chiaro, certo, esiste un problema culturale legato al tema donne e potere, questo lo dicono le statistiche che leggiamo su tutti i giornali. Dobbiamo però eliminare la disparità dalle nostre teste, prima di tutto, e considerare davvero l'idea della distruzione dei ruoli. Se non ridefiniamo il problema non possiam fare dei passi avanti. Mi capita tuttora, io che con mio figlio ho un rapporto che definirei "di pancia", di incontrare scetticismo e sorpresa per il modo in cui faccio il papà (complice, "fisico", affettuoso) proprio dalle donne più legate al mondo della promozione della parità. Quasi si volesse fare dei passi solo in una direzione. Trovo che la parità sia spesso concepita in funzione del mantenimento di ruoli rigidi che distinguano uomini e donne, allora se un uomo fa dei passi verso il mondo tradizionalmente legato allo stereotipo della donna, beh allora no che non va bene. Grazie al cielo siamo nel 2009 e c'è chi apprezza!
Parità? Sì, parità è fare dei passi gli uni in direzione degli altri.
Mammasterdam scrive: "La vera grande forma di emacipazione, a mio avviso, è semplicemente questa: poter scegliere". È esattamente questo che ci manca, in testa, concepire la parità e l'emancipazione come una conquista collettiva e non con una rivendicazione (magari in fondo abbastanza vuota). Essere in parità non significa vivere meglio per le donne, significa vivere meglio tutti e finirla di considerare i ruoli come territori di dominio inviolabile.
Il mio essere la ruota del carro economica sminuisce il mio status di maschio? No, e se anche fosse non mi importerebbe una sega (si perdoni il francesismo). L'instabilità economica però mi sminuisce come persona perché non mi permette di progettare la mia vita.
Fin qui io. Ma mio figlio crescerà in un mondo in cui fatalmente troverà anche 'sti benedetti stereotipi sulla mascolinità e sui ruoli... Che papà sarò alla luce di questo? Come mi vedrà? Come un maschio debole? Boh... Chissà...
So che innanzitutto mi vedrà come il SUO papà.
Poi non si dimentichi però che questo pater alla veneranda età di ben 37 anni si è pure preso la cintura arancione di kick boxing... Basta come elemento di mascolinità o serve per foza la Mercedes?

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :