di Dale Zaccaria
C’era una volta il Premio Strega, si una volta, quello che vinsero un Cesare Pavese o un Elsa Morante, oggi il premio Strega è lo specchio barbaro del nostro paese. Oggi è un premio che non esiste più, è soltanto roba politica, e non lo dico così come dire tanto per cavalcare l’onda di un diffuso malcontento e mal d’Italia tuttonostro. Lo dico per vie certe, per persone che in passato sono state in giuria, per editori piccoli-medi sempre fuori come outsider, per amici che mi hanno riferito come sia tutto politico. Calcolando che qualcuno in passato incontrato, perché chi è che non incontra e calpesta la merda nella vita almeno una volta? In maniera poco intelligente se ne uscì dicendo: “tizia mi ha detto mandala a mia la poesia che ci sono ia in giuria” e parliamo di premiucci di poesia non così noti, e calcolando anche che il Grinzane Cavour se lo comprarono anni a dietro, e sì, poverelli ancora a quelli che ci credono, c’era una volta il Premio Strega oggi c’è un’ Italia non desta ma pronta alla morte o forse già morta.
Se questa è narrativa: Il libro di Emanuele Trevi candidato al Premio Strega
di Angela Molteni
Una volta il Premio Strega era riservato a libri di narrativa. Ora, con Emanuele Trevi nella cinquina dei libri finalisti, pare che sia sufficiente che il libro da premiare sia una sorta di biografia. Anzi, basta che il libro in questione, Qualcosa di scritto (edito nel 2012 da Ponte alle Grazie) sia tutto incentrato su “momenti biografici” della “Pazza”, ché così Trevi ribattezza inopinatamente Laura Betti. La quale, al Fondo Pasolini di Roma, aveva regolarmente pagato lo stipendio a una specie di “ricercatore”, Emanuele Trevi, appunto, che si picca pure di scrivere qualcosa su “Petrolio”, l’ultima fatica letteraria di Pier Paolo Pasolini…
Ironia della sorte: potrebbe essere considerato una beffa che il Premio Strega – quando c’era ancora Maria Bellonci e di fatto era uno dei Premi letterari tra i più seri e ambiti (un Premio lungamente, e inutilmente atteso da Pasolini) -, sia assegnato il prossimo 5 luglio a qualcuno che, di fatto, scrive un libro “in odio” a Pasolini stesso. E “in odio” a tutto ciò che Laura Betti ha realizzato in oltre vent’anni di lavoro durante i quali ha raccolto la più grande e ricca documentazione su Pier Paolo Pasolini (donata dall’attrice preferita di PPP nell’inverno 2003-2004 alla Cineteca del Comune di Bologna che oggi la custodisce).
segue l’articolo su pasolinipuntonet.blogspot.com
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