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Se questo è un viaggio

Creato il 23 ottobre 2012 da Martahasflowers
Se questo è un viaggio
Come dico spesso al mio fidanzato, padre della prole e uomo di mondo,
la mia vita, a differenza della sua, scorre quasi esclusivamente tra la via di Milano dove abitiamo e la via di Milano dove lavoro.
I miei viaggi, quindi, si esauriscono in quel tragitto che percorro pedalando per 20 minuti tra il qua e il là.
La mia finestra sul mondo, per fortuna, sono quegli amici che vengono da noi nel'intervallo tra un soggiorno a Hong Kong e una capatina a Mosca.
Ieri sera, per esempio, abbiamo cenato con F., amico-fratello, nonché padrino di Simone.
F. fa il fotografo ed è appena tornato da un mese trascorso a Nairobi per documentare, per una ong, la costruzione di una nuova scuola dentro lo slum della città.
Prima di ripartire per il Cairo e poi di nuovo per il Kenya,
F. è venuto a raccontarci le storie che ha raccolto laggiù.
Grazie a lui, quindi, ho conosciuto un rapper di vent'anni, che mi ha spiegato la differenza tra la swimming toilet (when you shit in the river and say goodbye to it) e la flying toilet (when you shit in a paper and then you through your package towards the neighbors).
Grazie a lui, ho visto un ragazzo Masai che vende un intruglio contro la malaria dentro una tanica da benzina e sono entrata nella casa di una prostituta e della sua bambina e ho saputo dei suoi tanti clienti italiani che non vogliono usare il preservativo. E pazienza se lei è sieropositiva.
Grazie a F., ho visto i venditori di acqua,
quelli che riparano gli oggetti di plastica grazie al loro fuoco sempre acceso,
ho visto anche i demoni che la notte, lungo il fiume, distillano una grappa tossica con cui poi tutti si ubriacheranno, giorno e notte.
Ho visto bambini impacchettati sulla schiena delle loro mamme al lavoro perché venga costruita davvero questa benedetta scuola.
Ho visto baracche di lamiera e palazzoni di cemento affacciati su strade sterrate,
capriole di ragazzini volanti su distese infinite di spazzatura,
uomini e donne vestiti di stracci, belli come devono esserlo gli dei.
Grazie a F. ho immaginato anche i suoni lungo quelle strade e pure gli odori,
che forse era meglio se non li immaginavo.
Grazie a F. ho attraversato luoghi che credo non vedrò mai, o forse sì, chissà.
Poi lui se ne è andato con il suo computer e tutta l'africanitudine, quella vera, racchiusa là dentro
e io sono uscita sul balcone, tra i fiori, la lavastoviglie in funzione, i ragazzi addormentati sotto il piumone, la tisana bio di melissa e camomilla, i grattacieli davanti a me, sentinelle della notte.
Ho fumato una sigaretta e ho guardato a lungo la luna, solinga, eterna peregrina,
colei che tutto vede, che tutto sa.
Cuore di pietra, occhi di pianto.

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