Una volta una sua amica mi ha detto: “Se rinasco voglio essere Ivan Cotroneo perché riesce a fare tutto quello che vuole”. Romanziere, sceneggiatore di cinema e tv, traduttore, autore teatrale, appassionato di musica e occasionale disc-jockey. L’ultimo romanzo, Un bacio, è appena uscito e sta per girare il primo film, tratto da un altro suo romanzo La kryptonite nella borsa. Ho dimenticato qualcosa?
No, è tutto qui. Mi piacerebbe dire che sono un lettore, anche. Anzi, soprattutto. In fondo ho letto e leggo molte più cose di quante non ne scriva.
Vorrei parlare della tua formazione letteraria, del tuo rapporto con i libri, con la lettura e la scrittura. Quali sono state le tue prime letture?
Leggevo tutto quello che mi passava davanti. In particolare, in casa mia circolavano molti gialli Mondadori e ho una memoria precisa del primo libro che ho finito da bambino. Era proprio un giallo Mondadori e in italiano si intitalava Le jene vanno a coppia. Poi, un po’ più grande, le prime letture che hanno avuto un impatto emotivo fortissimo sono state: L’isola di Arturo di Elsa Morante, Ferito a morte di Raffaele La Capria e L’idiota di Dostoevskij.
Quali generi hai attraversato e quali preferisci?
Ho attraversato di tutto e sono un lettore onnivoro. Però devo dire che ho capito di avere una predilezione per le scrittrici. Di recente, Alice Munro, Anne Tyler, Rossella Milone, Michela Murgia.
Il tuo rapporto con la lettura è cambiato nel tempo?
No, direi di no. Sono rimasto un lettore che va avanti per passione e non per ragionamento. Se trovo un autore che mi piace, non mi do pace finché non ho letto tutto quello che posso.
Quali sono i tuoi fondamentali? Gli autori preferiti?
Elsa Morante, Anna Maria Ortese, Pasolini, Tondelli, Carver, Moravia, Easton Ellis, Somerset Maugham, Dostoevskij, Balzac. Sono citati alla rinfusa, ma sostanzialmente ci
Saggi, romanzi, o poesie?
Sono un lettore di narrativa, quindi romanzi e racconti. Leggo anche poesia, saggi quasi per niente.
Che cosa leggi ora?
Patrick Modiano, un autore che mi piace molto.
Sei uno che rilegge?
Sì. E sono anche uno che se non trova nella libreria il libro che vuole rileggere, impazzisce.
Ti è capitato di essere deluso da un libro tanto amato? Di non trovare più i motivi per cui ti era piaciuto?
No. Mi è capitato di capire perché in un determinato momento della vita quel libro era stato tanto importante per me. Ma passato quel momento, non sono arrivato alla delusione. I motivi per cui mi era piaciuto li ho ritrovati comunque. Sono fedele, anche con i libri.
Traduttore di Hanif Kureishi e di Michael Cunningham : come sei arrivato alla traduzione? E’ vero che mandavi alla casa editrice le correzioni dei pezzi tradotti male?
E’ vero che una voolta (una sola volta) ho fatto le pulci a una traduzione, e così sono stato chiamato a tradurre. Adesso sono gli altri a fare le pulci a me. E’ bello e inevitabile.
Qual è il romanzo che ti è più piaciuto tradurre?
Le ore di Michael Cunningham. Subito dopo, Nell’intimità di Hanif Kureishi.
Che cosa cambia, che si scopre traducendo?
Si scopre la musica delle parole. Una cosa per la quale chi traduce, mentre si dispera per non riuscire a riprodurla, può ammazzare chi gli sta malauguratamente accanto in quel momento.
In che modo l’attività di traduttore ha influenzato la tua scrittura?
Mi ha insegnato la pazienza e la cura. Prima di tradurre tanto ero uno scrittore impaziente e credo più impreciso.
Quali sono secondo te le regole da rispettare per fare una buona traduzione? Hai qualche consiglio, o qualche segreto da svelare?
Segreti non ne ho. Ci vuole cura, umiltà, bisogna amare il lavoro del tradurre e lasciare fuori dalla porta le proprie ambizioni da scrittore. Bisogna mettersi al servizio.
Filippo La Porta e Ivan Cotroneo
Che ne pensi della letteratura italiana contemporanea? Si salva qualcuno?
Molti, secondo me. E non solo si salvano, sono proprio bravi. Negli ultimi anni trovo che la letteratura italiana si sia ripresa il contatto con la realtà.
Si dice che Hemingway scrivesse in piedi, seminando le macchine da scrivere per casa. C’è chi scrive di giorno e chi scrive di notte, chi scrive in viaggio, chi vuole il silenzio assoluto e chi preferisce sentire il rumore del mondo. Gli scrittori sono pieni di rituali e scaramanzie. Quali tic hai quando scrivi, o anche quando leggi?
Leggo a letto, molto. E scrivo molto a letto, con il computer in braccio. Mi piace fumare quando leggo e quando scrivo. Ascolto musica. Scrivo spesso di notte, e a volte metto su il dvd di un film classico che conosco a memoria e che mi piace, per farmi compagnia. Non sono attaccato alla mia scrivania, mi piace scrivere dappertutto. Scrivo molto anche in viaggio. E se sono in vacanza, spesso mi alzo presto (da solo, senza sveglia) e scrivo qualcosa.
Mi ricollego alla mia prima domanda e ti chiedo: dove lo trovi il tempo per fare tutte queste cose?
Dormo poco, da sempre. Ma soprattutto mi diverto molto quando scrivo.