Luciano Pagano
Se scrivi, per prima cosa, guardati da te stesso.
Se scrivi, per prima cosa, guardati da te stesso. Guardati dalla pigrizia, dall’invidia, dalla noia, dalla voglia di essere messo davanti alle tue opere come un fantoccio di paglia, guardati dagli stessi sguardi, da quelli che ti getti nello specchio e da quelli che ti gettano altrove.
Quando avrai imparato a prendere il giusto distacco da te stesso forse potrai iniziare a staccarti dalle cose, dalle opinioni, dai pareri. Pensa alla tua scrittura come a un negozio di bigiotteria, ci sono giorni in cui il negozio è così affollato che rimpiangi i giorni in cui disoccupato, e ci sono giorni neri, quando fuori non smette di piovere, e non c’è un cane che entra, nemmeno per chiederti che ore sono. Vendi la tua bigiotteria ma non diventare impiegato di te stesso, abbi il coraggio di mandarti a quel paese quando scrivi una cazzata e non prenderti troppo sul serio.
Abbi il coraggio di tagliare, eliminare, cancellare. Dimenticati. E non prendere troppo sul serio nemmeno gli altri, quanto ti criticano e neppure quando di elogiano, ti adulano o addirittura di leccano il culo. Se riuscirai in questo preparati, perché c’è una seconda cosa da cui dovrai guardarti. Guardati dall’ostracismo di coloro che pur non mettendosi contro di te e la tua scrittura non muoveranno un dito a favore di essa. Guardati dall’ostracismo dei lettori, degli scrittori, dei critici, di quelli che si definiscono tuoi colleghi, degli editori, dei librai, e dei presunti tali, presunti lettori, presunti scrittori, presunti critici, presunti editori, presunti librai. Quando credi che le cose non vanno come dovrebbero, per quanto è nelle tue possibilità, cambiale. Guardati da chi ti tira i lembi della giacchetta per non far correre la tua prosa e guardati da chi si mette in mezzo tra te e il tuo destino.
Se sei terrone, soprattutto se sei terrone, guardati dall’ostracismo dei nord, guardati da chi ti considera uno scrittore di provincia e non ti ritiene all’altezza dei suoi pensieri, e guardati da chi ti dimostra il suo ostracismo senza dire una parola, ovvero sia con il silenzio. A dire il vero basta che tu provenga da un paesino qualsiasi, magari di quelli dove internet non prende, sperduto nel centro, nel nord o nelle isole, perché la tua scrittura venga considerata peggiore di qualche altra. Guardati dai finti giochi di potere e da chi ti fa credere che le cose procedano senza un meccanismo, in modo spontaneo. Fai in modo che la tua scrittura conservi sempre la spontaneità, perché il mondo che la circonda farà tutto il possibile per tenerla a bada. Guardati dal silenzio che è il nemico peggiore, il silenzio nei commenti, il silenzio nelle lettere che non ricevono risposta, il silenzio delle email che non hanno una destinazione e che non verranno mai aperte. Guardati da questi silenzi ma sappi che non c’è silenzio peggiore della persona che hai di fronte. Guardati da chi crede che le cose che dici siano meno importanti di chi le dice.
Guardati da chi vuol farti credere che la complessità sia un pericolo, l’intelligenza un vizio, la furbizia un valore, la sommarietà un principio. Abituati a vedere i tuoi pensieri da angolazioni differenti, ma soprattutto, guardati da te stesso. Non c’è peggior nemico della tua scrittura. Sappi però che quando avrai affrontato e sconfitto questo nemico dovrai affrontarne uno peggiore, perfino peggiore dell’ostracismo, e del silenzio e dell’indifferenza.
[continua]