Una voce piana, monotona, riecheggia nella sala emettendo una santeria di citazioni, date e nomi. Tra il pubblico c’è chi messaggia, chi conversa con il vicino, chi controlla l’agenda e chi si appresta a battersela. Io assesto il baricentro sulla poltrona con difficoltà crescente. Comincio a non mettere più a fuoco e a perdere l’allineamento visivo; le palpebre si chiudono e si riaprono a intervalli sempre più lunghi. Proprio vero, penso: puoi anche essere capace e competente, ma se sei noioso sei morto.