"L'America è la nazione più ricca del mondo, ma il suo popolo è in gran parte povero, e gli americani poveri tendono a odiare se stessi. Per citare l'umorista americano Kin Hubbard: 'Essere poveri non è una disgrazia ma potrebbe anche esserlo'. Effettivamente, per un americano essere poveri è un delitto, anche se l'America è un paese di poveri. Tutti gli altri paesi hanno tradizioni popolari che parlano di uomini poveri ma molto saggi e virtuosi, e quindi più stimabili di qualsiasi individuo ricco e potente. Gli americani poveri non hanno tradizioni del genere. Deridono se stessi ed esaltano quelli che sono più ricchi di loro. I ristoranti e i caffè più modesti, gestiti da povera gente, dovrebbero avere sul muro un cartello con questa crudele domanda: 'Se sei tanto intelligente, perchè non sei ricco?' (...)
Gli americani, come tutti gli altri popoli, credono in molte cose che sono chiaramente false (...). La loro illusione più perniciosa è che sia facilissimo, per ogni americano, fare soldi. Non si rendono conto di quanto, in realtà, sia difficile, e per questo chi non ne ha non fa altro che rimproverarselo. Questo senso di colpa è stato una vera fortuna per i ricchi e i potenti, che così hanno potuto permettersi di fare, per i poveri, meno di qualsiasi altra classe dirigente fin dall'epoca napoleonica.
Molte sono le novità arrivate dall'America. La più stupefacente è costituita da una massa di poveri senza dignità: una cosa senza precedenti. Questi poveri non si amano l'un l'altro perché non amano se stessi."
Kurt Vonnegut, Mattatoio n. 5 (traduzione di Luigi Brioschi)