Avrete sicuramente notato (perché siete un pubblico attentissimo) che da qualche mese, su Signorponza.com, ci siamo dati alle interviste. Il filo rosso che accomuna i personaggi che hanno accettato di sottoporsi fino ad oggi alle nostre domande (e che ringraziamo per il coraggio) è che non si sono fatti conoscere attraverso i tradizionali canali (ad esempio, la televisione), ma principalmente sfruttando in maniera molto saggia internet.
Oggi abbiamo il piacere di ospitare Stefano Guerrera, anche conosciuto come la mente dietro la pagina Facebook Se i quadri potessero parlare. Credo che ormai pochi non sappiano di cosa stiamo parlando, visto che la pagina lanciata da Stefano a ottobre 2013 conta oggi più di 800.000 like. L’idea vincente che ha determinato cotanto successo è stata quella di “far parlare” i quadri, ossia di aggiungere una semplice didascalia che cercasse di immaginare cosa i protagonisti di un dipinto potessero pensare nell’istante in cui sono stati immortalati.
Il successo è stato talmente virale che Stefano, pochi giorni fa, è stato premiato a Rimini alla Festa della Rete come “Miglior Rivelazione 2014“.Quel Macchianera Italian Awards che ora gli invidiamo così tanto che io e Matteowolk abbiamo deciso di cercare di carpire tutti i segreti del suo successo, proprio grazie a questa intervista.
Signor Ponza e Matteowolk: ciao Stefano, complimenti per il Macchianera Italian Award conquistato a Rimini con nostra massima invidia! Ora però vorremmo chiederti di fare un passo indietro per raccontarci il momento in cui è nata l’idea di “Se i quadri potessero parlare”. Quando, come, dove, perché e con chi.
Stefano Guerrera: La pagina è nata nell’ormai lontano ottobre del 2013, a casa mia mentre ero nella depressione più assoluta. A giorni mi sarebbe scaduto il sussidio di disoccupazione e diciamo che fondamentalmente ero destinato a vivere sotto un ponte. Ero al computer, come sempre, e mentre leggevo i soliti blog americani mi è apparso un articolo che parlava di Snapchat, un’applicazione che in America viene usata tantissimo dai giovanissimi e che permette di scattare delle foto aggiungendo una caption. Non so come, ma pensai ai quadri. Iniziai con i primi due che mi sono venuti i mente: “La dama con l’ermellino” di Leonardo da Vinci e “Il bacio” di Hayez, quadri che fra l’altro sono tutt’oggi l’immagine del profilo e l’immagine di copertina della pagina. Aprii una pagina e ricordo come se fosse ieri, in un giorno avevo 1.000 fan. Persone che dopo solo cinque giorni diventarono 80.000 e poi mezzo milione in soli 24 giorni.
Facciamo altri due passi indietro: qual era la media voto di Stefano Guerrera in storia dell’arte?
Non sono mai stato una cima in storia dell’arte, anzi. Credo di aver sempre avuto una media ragionevole ma non così alta. Facciamo che era un 7, va.
Se dovessi scegliere tra tutte le tue “creazioni”, qual è il tuo quadro preferito, quello che lo guardi e ancora ti viene da ridere?
Sono affezionato, per ovvi motivi, ad ogni quadro postato ma ce n’è uno che davvero mi ha sempre tolto la vita ed è anche il quadro che ha riscosso più successo in assoluto. È “La verità esce dal pozzo” di Jean Leon Gerom con scritto “MAAAAAAAA! LA CALDAIA!” Ovviamente più o meno tutti i quadri hanno un qualcosa di autobiografico e questo in particolare è quello che sento più mio e davvero, non credevo succedesse a tutti. E invece…
C’è stato invece qualche quadro che ha suscitato polemiche o che ti sei pentito di aver fatto?
Non mi sono mai pentito di un quadro, cerco di postare in maniera più spontanea possibile, di solito cercando di non intaccare mai la sensibilità di qualcuno. Per ovvie ragioni quelli che hanno creato più scalpore sono quelli a sfondo religioso. Come dico sempre io “Il fan club di Dio è quello più pericoloso fra tutti, anche più del fan club di Laura Pausini”
Si riesce a vivere solo di “Se i quadri potessero parlare”?
Vi dirò, fortunatamente sì.
Non ti sei fino ad ora mai aperto a sponsorizzazioni o iniziative pubblicitarie: non è ancora capitata l’occasione giusta oppure sei contrario a questo genere di iniziative?
Non ho mai fatto sponsorizzazioni sulla pagina perché credo sia poco rispettoso ritrovare dei contenuti che non sono affini alla pagina in sé. Lo trovo poco rispettoso per quelle persone che hanno messo il like, ovviamente mi arrivano richieste ogni santo giorno ma quando pubblico qualcosa cerco sempre di farlo in maniera rispettosa e soprattutto “a tema”.
Recentemente hai anche lanciato una collezione di magliette con i tuoi quadri e che abbiamo già visto indossate da ragazzi e ragazze di tutta Italia. Se potessi esprimere un desiderio, qual è il personaggio celebre che vorresti vedere con una delle tue magliette?
Ovviamente Vittorio Sgarbi, da tempo vorrei dedicargli un quadro con scritto “capra, capra, capra” mi piacerebbe che indossasse lui la maglietta anche se dubito fortemente sia in grado di prendersi così poco sul serio.
Se invece esistesse la macchina del tempo, quale grande pittore della storia ti piacerebbe conoscere di persona, magari per fargli vedere qualche quadro da te commentato?
L’autore che ho imparato a conoscere e che ho sicuramente apprezzato di più durante questa avventura è sicuramente William-Adolphe Bouguereau, amo il suo stile iperrealista, la cura minuziosa per i dettagli e la maestria nella riproduzione della luce e dei tessuti. Lo trovo incredibile. Ecco, forse a lui mi piacerebbe molto fargli vedere qualcosa. Sicuramente si suiciderebbe subito dopo.
Immaginiamo che la pagina FB di “Se i quadri potessero parlare” venga subissata di messaggi privati: qual è il più strano che hai ricevuto?
Sono troppi, alcuni mi hanno fatto ridere in maniera allucinante. Sono tantissime le persone che per sbaglio inviano a me dei messaggi sbagliato in realtà destinatario. Ogni tanto mi ritrovo messaggi di appuntamenti con tanto di orario e luogo. Ricordo un messaggio però carinissimo, un ragazzo mi consigliò di iniziare la produzione, oltre alle t-shirt chiaramente, di una linea di intimo. Biancheria intima con i quadri. Voleva uno slip con “L’urlo di Munch”. Devo aggiungere altro?
Ti è mai capitato per strada di sentire “Hey, quello è il tizio dei quadri che parlano!”? Se sì, come hai reagito?
Mi è capitato un sacco di volte e tutte le volte sono rimasto scioccato. Tantissimi sanno il mio nome e tanti altri mi appellano come “quello dei quadri” ma in entrambi i casi fa stranissimo. A volte penso mi stiano anche prendendo in giro e mi aspetto che spunti da qualche parte qualcuno che mi urli “È una candid camera, cretino!”
Hai già qualche nuovo progetto in cantiere? Ci puoi anticipare qualcosa? Qui continuiamo a fare interviste, ma nessuno ci fa fare degli scoop.
Mi piacerebbe molto in realtà saperne qualcosa in più purtroppo però ho così tante idee in testa al momento che risulta difficile anche per me sceglierne una. Anche perché non so assolutamente quale sia l’idea giusta. Lo dico sempre, ho troppe schede aperte nel cervello e non le posso chiudere, ho tanti progetti che spero di riuscire a portare avanti, ci vuole tempo, tenacia e tanta dedizione. Spero di riuscire a fare un buon lavoro, a prescindere.
Ringraziamo Stefano per la disponibilità e congedandolo gli abbiamo consigliato di nascondere il suo Macchianera Italian Award altrimenti ci viene la tentazione di rubarlo.
Se ancora non siete fan di Se i quadri potessero parlare, potete mettere like sulla pagina Facebook. Potete seguire Stefano e i suoi quadri anche su Twitter e Instagram. E se volete rinfrescare il guardaroba, questo è il link allo shop per acquistare le sue magliette.
Noi invece vi diamo appuntamento alla prossima intervista!