Tantissime sono le risposte a questa domanda. Molte di queste apparentemente molto aperte e democratiche che spesso però celano delle convinzioni di base che di aperto hanno ben poco.
Qualcuno magari non si è nemmeno mai posto la domanda, perché ipotesi non contemplata fra le possibili.
Qualcuno risponde che se si presenta il “problema” si ricorrerà allo psicologo per “curarlo”.
Si arriva fino al “meglio morto!”
Certo queste sono le risposte peggiori …ma forse anche le più esplicite.
Ci sono persone “aperte” che rispondono che non hanno niente contro i gay …però sul figlio glissano.
Una risposta su cui ultimamente ho posto l’attenzione è : “Mi auguro di no perché altrimenti è destinato ad una sofferenza inevitabile”. Lo stesso parlare di accettazione mi fa pensare quanto siamo ancora lontani da considerare l’orientamento sessuale come una normale caratteristica dell’essere umano, ne più ne meno come il colore degli occhi o dei capelli.
Perché mai dovrei accettare che mio figlio sia moro? Semplicemente è nato così.
La vera domanda a cui dare risposta dovrebbe essere come mai ancora oggi devo dare per scontato che un figlio gay abbia da superare più difficoltà di un altro?
Cosa possiamo fare perché questi figli abbiano le stesse opportunità di felicità di chiunque altro?
Mi è capitato spesso, avendo i figli in età adolescenziale, di fare caso a commenti o battutine fatte dagli adulti o dagli stessi genitori:
Ce l’hai la ragazzina? Su via uno carino come te …
Hai visto com’è carina…
Come ti piacciono more o bionde?
Insomma ridendo e scherzando il messaggio che si lascia passare in questi casi è quello che la direzione “giusta” e “normale” è : ad un maschio piace una femmina e viceversa.
Quando poi queste cose sono gli stessi genitori a dirle, cioè le persone che ci vogliono più bene e di cui ci fidiamo di più, allora diventano per forza vere!
Ovviamente capite bene cosa questo può generare nella testa di un adolescente che sente di avere emozioni diverse da quelle che vengono descritte come corrette.
Queste piccole e insidiose domande sono una vera e propria mina per l’autostima del ragazzo, che può lasciare ferite difficili da rimarginare.
Da genitori ci dobbiamo mettere a disposizione dei loro sentimenti, e delle loro sensazioni, senza chiedere a chi sono rivolte.
Non ha importanza per chi batte il cuore dei nostri figli, è importante e bello che batta e che noi si sia li, pronti ad ascoltarli senza giudizio se e quando ce ne vorranno parlare.
Accogliere invece di accettare può fare molta differenza e … dare una mano alla felicità dei nostri figli che ci sta tanto a cuore.
Buon viaggio.
Grazia Romei