L’inverno del disegnatore rappresenta certamente il lavoro più maturo, strutturato e riuscito di Paco Roca, fumettista spagnolo che in pochi anni di carriera ha saputo raccogliere consensi di pubblico e di critica, palesati da riscontri di vendite e di seguito, da un lato, e da premi sia in patria che in Italia, dall’altro. Paradossalmente, questo suo ultimo lavoro colpirà meno il lettore e la critica, mancando in superficie dell’empatia universale di Rughe, ritenuto finora il suo capolavoro; eppure, anche senza toccare certe corde come nella storia dell’anziano protagonista di quell’opera, prigioniero dell’Alzheimer, questo nuovo fumetto è intriso di umanità, conta su personaggi ritratti con maestria, calati in un’ambientazione ottimamente suggerita, mai invasiva, mai didascalica, ma fondamentale per l’economia del racconto.
L’inverno del disegnatore è la trasposizione di una parte molto importante della storia del fumetto in Spagna; lo spunto nasce dal fascino delle riviste su cui lo stesso Roca ha imparato a conoscere e amare questo mezzo espressivo, dalla curiosità nei confronti degli autori responsabili di personaggi come Mortadelo y Filemon, Capitan Trueno e tanti altri.
Attraverso una serie di ricerche, interviste, riscoperte, Roca traccia la storia di un momento ben preciso di questo passato, lontano ancora dalla considerazione del fumetto come arte e del fumettista come artista e più vicino all’idea del fumettista come operaio delle vignette, lavoratore a cottimo mal pagato e senza diritti sulle proprie opere.
Proprio contro questa mentalità si schierarono cinque autori, che abbandonarono Bruguera, rivista di punta dell’omonima casa editrice, e fondarono la propria rivista, Tio Vivo, probabilmente uno dei primi esempi al mondo di autogestione artistica nell’ambito fumettistico.
Saltando lungo la narrazione tra l’inverno del 1957 e il 1958, sottolineando con il colore di fondo delle tavole i vari sbalzi temporali, Roca racconta nascita e caduta di una rivista storica e dei protagonisti di questa storia, riuscendo a conciliare l’ammirazione per questi pionieri del fumetto con uno sguardo acritico e storico della vicenda, ma soprattutto mantenendo sempre l’attenzione del lettore sul lato umano della vicenda.
Non meno importante dei protagonisti per capire le vicende narrate è il contesto storico, che emerge da qualche dialogo solo in apparenza riempitivo. Erano gli anni della dittatura franchista, della privazione di libertà e della repressione che colpiva tutti gli aspetti della vita, non ultimi i fumetti e gli autori di satira, tanto che molti dei protagonisti di questa storia avevano nel loro recente passato storie di arresti e di censure. La Spagna si stava lentamente riprendendo da una crisi economica che aveva congelato i sogni e le speranze di molti, e il primo impulso era sopravvivere, prima ancora di vivere.
Le riviste come Bruguera rappresentavano una via di fuga dalla realtà, e una piccola isola di libertà pur dovendo lottare continuamente contro il sottile confine tra ciò che era considerato lecito o meno.
Infine, colpisce la sintesi grafica a cui è arrivato Roca, un’evoluzione del suo tratto che ingloba influenze diverse, dalla linea chiara francese a un certo gusto retro, che testimonia una ricerca grafica volta al passato, anche al fumetto americano classico; un’operazione che richiama alla mente, pur con tutte le differenze di stile e di intento, a quella di autori come Chester Brown o Daniel Clowes. Il gusto di Roca per la parodia e il segno umoristico, che in Rughe aveva un peso più evidente, si riversa nei volti, nelle espressioni, integrandosi con il taglio più realistico di questa opera in maniera morbida e non invasiva, donando ai protagonisti immediata riconoscibilità e personalità.
Il tema centrale de L’inverno del disegnatore risulta tutt’altro che nuovo a chi segue le vicende del fumetto in Italia, come sottolinea nell’introduzione Walter Chendi a riguardo della questione dei diritti Disney. Ma leggendo questo fumetto non si può far altro che pensare anche ad argomenti di stretta attualità: da meno di un anno alcuni autori stanno lavorando alla definizione di un sindacato e alla regolarizzazione dei diritti fondamentali dei fumettisti; allo stesso tempo, sotto i riflettori è la figura dell’editore che, da una parte, con la diffusione del web, degli e-comics, dei lettori di ebook e dei tablet si trova ad affrontare nuove sfide, mentre dall’altra parte viene vista come una componente non strettamente indispensabile, con l’autoproduzione come alternativa valida e percorribile a quegli editori che non lavorano a 360º per promuovere i propri fumetti.
Un fumetto che conferma ancora più di prima la caratura di Paco Roca e la sua capacità di creare storie con più chiavi e livelli di lettura. L’inverno del disegnatore infatti sarà apprezzato dagli autori e dagli aspiranti tali, nonché dai curiosi del mondo del fumetto, ma al contempo resta un’opera che si rivolge a tutti, che parla di sentimenti, della volontà di essere liberi e di lottare per i propri diritti inalienabili.
Abbiamo parlato di:
L’inverno del disegnatore
Paco Roca
Traduzione Bernardo Mele
Tunué, 2011
128 pagine, brossurato, colori – 16,90€
ISBN: 978-88-97165-11-8
Riferimenti:
Tunué: www.tunue.com
Paco Roca, sito ufficiale: www.pacoroca.com