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Se vent'anni fa prendevo la tessera di Forza Italia sarei diventato io direttore generale della Mondadori

Creato il 16 ottobre 2011 da Lucas
Ieri, sulle pagine Repubblica Cultura, c'era un'interessante intervista di Antonio Gnoli ad Andrea Cane.
Andrea Cane - editor della saggistica della più grande casa editrice italiana - è stato licenziato. Il fatto si è consumato poco più di un mese fa. I giornali, compreso Le Monde, hanno dato ampio risalto alla vicenda.
Sono cose che succedono. Normali avvicendamenti all'interno delle grandi aziende.A parte qualche aneddoto da verificare*, le parole di Cane mi sembrano sagge e ponderate, per niente risentite. Tuttavia, leggendolo, si capisce che in Mondadori tira un'aria per niente sana e che la mano berlusconiana, che finora aveva avuto una presa “culturale” molto blanda, voglia stringersi a pugno e spremere, dalla più grande casa editrice italiana (e una delle maggiori in campo europeo), quanto più succo possibile, in termini non tanto economici quanto ideologici.
La promozione a direttore generale di Laura Donnini, ex amministrato delegato di Piemme, sembra confortare questa ipotesi. Non ho motivi di dubitare le capacità manageriali della signora Donnini, e accolgo gli elogi che lo stesso Gnoli le tributa. Vorrei solo far notare questo: ella proviene dalla Piemme (casa editrice che fa parte del gruppo Mondadori già dal 2003). La Piemme, ma guarda un po', oltre ad essere l'editore di Geronimo Stilton e di altra fortunata collana editoriale per ragazzi, è anche un editore di marcato carattere religioso, nella fattispecie cattolico; Carlo Maria Martini, Camillo Ruini, Antonio Socci (tanto per citare qualche nome) hanno pubblicato qui importanti libri.
Cosa c'entra tutto questo con Andrea Cane? Scopritelo da soli
Lei quando ha cominciato a interessarsi di editoria? «Ho iniziato nel 1974-75 facendo i primi lavoretti editoriali per l' Einaudi. Ero da poco laureato in letteratura inglese. Ho fatto variee importanti traduzioni. Sono approdato prima in Rizzoli e poi in Mondadori. Dopo una decina di anni sono ritornato alla Rizzoli e poi nuovamente alla Mondadori». Si rimprovera qualcosa? «Tutto può essere fatto meglio. Mi consola pensare alle belle parole spese per me dal Nobel Amartya Sen con Le Monde. Ho anche dei buoni amici come Barrow, Rifkin, Schama che sono rimasti stupiti dalla mia uscita». Che cosa le dà più fastidio di questa vicenda? «Non parlerei di fastidio ma di un senso di tristezza. A Francoforte mi è capitato di incontrare John Brockman, uno dei più grandi agenti di saggistica scientifica, che mi ha fatto vedere i tre libri più importanti della stagione e mi ha detto: Andrea, sono i tuoi libri, sono gli autori che hai preso». Quali? «Il nuovo libro di Richard Dawkins, quello di Steven Pinker e poi Daniel Kahneman, Nobel dell' economia. Ecco, non poterli seguire mi provoca tristezza».
E tristezza è anche la nostra, giacché chissà quando saranno tradotti e pubblicati in Italia - e con quale cura - libri importanti come questi.
Se vent'anni fa prendevo la tessera di Forza Italia sarei diventato io direttore generale della MondadoriSe vent'anni fa prendevo la tessera di Forza Italia sarei diventato io direttore generale della Mondadori
*«Le racconto un episodio che non vuole essere un pettegolezzo. Con la cadenza mensile si svolgono in casa editrice delle riunioni in cui il gruppo operativo racconta ciò che ha visto e fatto. In una delle ultime, una consulente editoriale per la letteratura tedesca, parla di un romanzo e, a un certo punto, dice che le fa pensare a I Buddenbrook. A quel punto, Laura Donnini, con l'aria di una che non si fa impressionare esclama: e chi sarebbero questi Buddenbrook? Non li conosco. Lo ha detto davanti a trenta persone, tra cui Renata Colorni che ha da poco tradotto La montagna magica di Thomas Mann».

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COMMENTI (1)

Da edoardo brugnatellli
Inviato il 16 ottobre a 23:28
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Gentile Lucas

lavoro in Mondadori da 22 anni: ho pubblicato , tra gli altri, Roberto Saviano e Michael Moore. Le posso garantire che il contenuto dell'intervista di Gnoli ad Andrea Cane non risponde alla realtà ma è solo lo sfogo di una persona piena di risentimento che - per giunta - si atteggia a resistente, quando i motivi del suo licenziamento non hanno NULLA a che fare con la politica. Aggiungo che Laura Donnini e Riccardo Cavallero sono due persone dotate di grande professionalità, autonomia e non certo tipi da Forza Italia. Sono pieno di rabbia, sconforto e schifo quando leggo un'intervista del genere. Da uomo di sinistra trovo aberrante sventolare la bandiera dell'antiberlusconismo, usare il pettegolezzo e altre bassezze per mascherare il proprio fallimento professionale. E stia tranquillo, già 15 anni orsono Giorgio Bocca diceva che Berlusconi aveva messo la museruola alla casa editrice. Peccato che Gomorra sia uscito molti anni dopo, come pure Michael Moore, come pure Raffaele Cantone, etc etc etc. E stia tranquillo, contrariamente a quanto sostiene Andrea Cane, autori come Pinker e Dawkins fanno parte del patrimonio della casa editrice, non del suo. Con parecchia amarezza

edoardo brugnatelli