Ormai le cose si vanno delineando con chiarezza: se in Francia vince François Hollande, il castello di ricette liberiste e di uomini destinati a imporle è destinato a sgretolarsi. Non è un caso che la Merkel abbia stretto un patto con Monti, Cameron e Rajoy per evitare di dare al candidato socialista francese una sponda europea. E i sodali hanno naturalmente ubbidito.
Del resto la mossa di Casini che ha azzerato l’Udc per dar vita al partito della Nazione, avvenuta proprio in questi giorni, è un ulteriore conferma che le vicende presidenziali francesi saranno determinanti anche per noi. E che la vittoria di Hollande significherebbe di fatto la messa in mora del governo tecnico italiano, rendendolo assai più fragile. Tanto più che i risultati ottenuti sono disastrosi.
Forse allo stesso Monti che cova ambizioni presidenziali, converrebbe non rimanere al timone quando gli effetti di ciò che ha concesso alla Merkel e di ciò che un governo improvvisato e pasticcione ha combinato, si saranno completamente squadernati. Certo sarà durissima perché in fondo è proprio questo ceto politico, famelico, autoreferenziale e con rappresentanza ormai vicina allo zero, che ha permesso tutto questo. Ma qui dobbiamo essere noi cittadini a non accettare più né governatori, né sgovernatori e a riprendere nella mani le fila del nostro destino, dentro un Paese e un’Europa diverse.