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Se volete comprare un libro, compratene uno (davvero) bello

Creato il 09 dicembre 2011 da Ilgrandemarziano
Se volete comprare un libro, compratene uno (davvero) belloIl minimalismo, quello alla Carver per capirsi, mi ha sempre dato un po’ fastidio. Nel senso che tranne in casi (pochi) particolarmente felici, l’ho sempre trovato insipido. Queste storie di provincia, di gente qualunque, vicende familiari, questioni di lavoro, di corna, di figli incasinati e genitori a quadretti, di alcool e bugie, di rinunce e mancanze, di sogni infranti, disperazioni assortite e rapporti difficili, immerse come olive in salamoia in una quotidianità prosaica di temi e di stili, quelle cose che in qualche misura presto o tardi toccano a tutti nel nostro giocare alla spietata ruota del destino, non mi hanno mai fatto impazzire. È un po' la stessa cosa che mi accade con il verismo italiano, di cui il minimalismo è (forse) la versione riveduta e corretta dalla lezione americana della modernità.
Ho il sospetto che mi succeda perché dalla letteratura mi piace ricevere qualcosa che in qualche modo mi faccia scavalcare la realtà quotidiana, giusto perché forse quella possiamo vederla letta tutti i giorni già dalla nostra pelle. Non parlo però di qualcosa che mi parli per forza di mondi alternativi o distanti, dunque non mi riferisco alla fantascienza o al fantasy, ma anche nell'ambito del cosiddetto mainstream tendo ad aver bisogno di alterità, nei temi, negli stili, nel respiro. Per dire, Franzen è uno scrittore quantomai radicato nella realtà del nostro tempo, eppure le sue storie, ancorché familiari, mostrano - per così dire - intorno a loro unorizzonte più vasto. Ecco, però... Sì, ebbene sì, c'è un però.
È il meraviglioso però di doversi ricredere, di scoprire che le nostre convinzioni possono cedere il passo a qualcosa di nuovo, che è sempre un azzardo assurdo generalizzare e che bisogna sempre avere il coraggio di aprire qualche porta nuova e vedere che cosa c'è di là. Nella fattispecie mi è successo quando mi è stato (caldamente) consigliato di dare un’occhiata a tal Andre Dubus grazie al quale, ormai l'avrete capito anche voi, la mia visione è (per fortuna) cambiata.
Autore americano, classe 1936, scomparso nel 1999 a soli 62 anni, dopo una vita molto travagliata (gli ultimi tredici anni li trascorse paralizzato dopo aver subito un investimento da un'automobile che lo travolse dopo che si era fermato a sua volta a prestare soccorso a due persone vittime di un incidente stradale), Andre Dubus è dunque scrittore contemporaneo, e riesce a esserlo con finezza e sensibilità davvero rare. Maestro in quella misura un po’ atipica della narrazione che è la novella, ovvero il romanzobreve, nello sfolgorante Voci dalla luna Dubus entra nella giornata cruciale di una famiglia che deve affrontare i risvolti di una crisi appena scoppiata, quella del padre (divorziato) che rivela al figlio maggiore (divorziato pure lui) che intende sposare la sua ex-moglie, del figlio intendo, ovvero la sua ex-nuora.
Se volete comprare un libro, compratene uno (davvero) belloIl racconto di Dubus segue così lo svolgersi di questa giornata difficile vista a turno dalla prospettiva dei cinque familiari che si trovano a confronto con questa nuova situazione familiare rivelata, Greg (padre), Joan (madre), Larry (figlio maggiore), Brenda (ex-moglie di Larry e nuova fidanzata di Greg), Carol (figlia) e Richie (figlio minore), quest'ultimo occhio privilegiato del libro, essendo quello da cui tutto parte e quello cui tutto arriva, un dodicenne devoto che ha già deciso di farsi prete, ma che proprio in questa giornata iniziatoria scoprirà quanto i territori dell'esistenza non siano mai così piani e semplici e definiti come un ragazzino si può aspettare, e che le scelte della vita sanno essere complesse e contraddittorie, come sa esserlo forse solo l'amore.
E dentro le centoventi pagine di narrazione, Dubus mette tutta la sensibilità di un'arte letteraria precisa, cristallina, distillata che trova il suo apice di poesia e leggerezza, nel capitolo incentrato sulla madre Joan, ormai divorziata dal marito e da lui distante, la quale riceve la visita di Larry, il figlio "tradito" dal padre, che non solo si scopa la sua ex-nuora, ma se la vuole addirittura sposare. Ed è qui che il libro, dall'apparire triste affresco di una vicenda di personaggi tormentati in baliadelle inevitabili correnti dei loro sentimenti e dei contrasti e dei dolori che queste arrecano loro, assume un altro più sorprendente significato, come viene fatto osservare nella (molto) bella postfazione del volume: quello di un piccolo straordinario libro sulla filosofia e la gioia del vivere. Un libro che nella misura in cui riuscirà a farvi tremare dentro (con me c'è riuscito e si sa che noi marziani non siamo affatto facili alla commozione), difficilmente riuscirete a dimenticare.
Aggiungo (doverosamente) due parole sull'edizione Mattioli 1885, editore che ha avuto la competenza di scoprire e il coraggio di proporre al pubblico italiano questo autore altrimenti destinato a restare nell'ombra. Ebbene il libro ha un prezzo non proprio economico per 134 pagine in formato che si può considerare tascabile (17,90€), ma l'edizione è elegante e curatissima, una goduria per gli occhi e per il tatto, praticamente un inno al libro cartaceo. Insomma, li vale, fuori e dentro, grazie anche alla traduzione di prim'ordine di Nicola Manuppelli (sua anche la bella prefazione). Insomma, prima compratene una copia per voi e poi compratene un'altra e regalatela a qualcuno che volete che sia felice.
La quarta di copertina:
"Quando sono sola la notte - e mi piace esserlo - guardo fuori dalla finestra e capisco. Il nostro compito non è vivere grandi vite, il nostro compito è capire e portare avanti le vite che abbiamo. Vedo che sorridi ancora. E hai ancora gli occhi umidi. Asciugateli in fretta, prima che le mie amiche pensino che è successo qualcosa di brutto."
Voci dalla luna, Andre Dubus (Ed. Mattioli 1885)

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