Sean Russell: Tristam Flattery, L’Impero Wa e La guerra dei cigni

Creato il 12 marzo 2012 da Martinaframmartino

Ci sono libri (o autori) che hanno uno strano destino, e che faticano a farsi leggere. Almeno 15 anni fa, durante uno dei miei consueti giri in biblioteca, mi è capitato fra le mani un volume di uno scrittore canadese che non conoscevo, Sean Russell. Si intitolava L’ombra magica ed era il primo di una trilogia (o almeno così credevo). Onestamente non mi incuriosiva più di tanto, con la storia del naturalista Tristam Flattery e della sua ricerca di una pianta misteriosa. Mi sembrava un tema troppo poco importante per costruirci sopra una storia interessante, ma era un periodo i cui la Nord con le sue Fantacollana e Collana Narrativa non mi deludeva praticamente mai e così l’ho preso.

Mi è piaciuto, solo che non ho mai trovato il seguito, Oceana, e mi sono rifiutata di passare a L’ultimo enigma senza aver letto il volume precedente, e così la storia è rimasta lì, incompiuta.

In seguito ho letto un’altra finta trilogia di Russell, quella dell’Impero Wa, e in effetti durante la lettura, che ho apprezzato molto, ho notato che qualcosa non tornava. I volumi sono Il grande iniziato, Il figlio del cielo e Il signore delle nuvole. Io ho scritto sei titoli, giusto? E allora perché, ho appurato in seguito, Russell ha scritto solo quattro romanzi?

La risposta è venuta dal Catalogo storico ragionato della casa editrice Nord, che nella sezione delle bibliografie dei loro autori riporta queste scritte:

L’ombra magica (World Without End – inizio fino a pag. 498);

Oceana (World Without End – da pag. 499 a fine e Sea Without a Shore – inizio fino a pag. 235);

L’ultimo enigma (Sea Without a Shore – da pag. 236 a fine);

Il grande iniziato (The Initiate Brother);

Il figlio del cielo (The Initiate Brother e The Gatherer of Clouds);

Il signore delle nuvole (The Gatherer of Clouds).

Due duologie magicamente trasformate dall’editore italiano in trilogie, un po’ per guadagnare di più, e probabilmente un po’ anche perché in molti sono convinti che la fantasy debba essere scritta a trilogie. Di questa vicenda avevo parlato agli scorsi DelosDays, in un testo che prima o poi pubblicherò. Per il momento ho inserito in rete giusto un breve accenno all’argomento: http://librolandia.wordpress.com/2011/05/26/conto-alla-rovescia-per-i-delosdays/ (i commenti sono in fondo all’articolo, sotto il programma della manifestazione).

Al di là delle vicende editoriali, e del fatto che una divisione di questo tipo scompagina la struttura della storia, visto che nei volumi italiani ci ritroviamo ad avere il primo senza un climax, il secondo con un climax piazzato nel primo terzo della storia (visto che è in realtà quello del primo volume originale) e il terzo finalmente con un climax messo al punto giusto, anche se il lavoro preparatorio per arrivarci era iniziato nel volume precedente, lo scrittore mi è piaciuto.

Narrativa di viaggio e un vago sapore darwiniano nella prima serie, che non ho mai completato, cultura giapponese nella seconda. Niente medioevo e castelli caratteristici della maggior parte della fantasy, l’autore è originale e sa scrivere. Così, quando Armenia ha pubblicato il primo volume di quella che è davvero una trilogia, l’ho comprato. Si tratta di Il grande regno, opera con la quale inizia La guerra dei cigni. Il libro è del 2002, un periodo in cui Armenia pubblicava quasi solo Dragonlance, Forgotten Realms e altre storie derivate dai giochi di ruolo, e scrittori come Steven Erikson erano ancora anni luce lontani dai piani della casa editrice. In queste condizioni, è quasi ovvio che il libro sia stato ignorato. Troppo lontano dai gusti dei tradizionali clienti Armenia, e non notato dagli altri lettori, quelli che avrebbero potuto gradirlo ma che non leggevano i volumi di Armenia appunto perché lontani dai loro gusti.

Quando un editore pubblica qualcosa di nuovo magari ottiene un successo clamoroso, ma il rischio di un insuccesso altrettanto grande è sempre presente. Io ho amato il romanzo, e ho atteso la pubblicazione del seguito. Ho atteso, e atteso, e atteso, finché Il grande regno, dopo un fallito tentativo di rilancio con una nuova copertina, non è andato fuori catalogo. Intanto io ho imparato a leggere in inglese, e nel 2010 ho deciso di completare la storia. Ho acquistato i due seguiti, The Isle of Battle e The Shadow Road, ho riletto il primo volume e poi ho iniziato The Isle of Battle. E ho scoperto che a volte voler leggere un libro non è sufficiente a consentirci di leggerlo davvero. Dovevo saperlo, non ero mai andata oltre L’ombra magica, e il seguito del Grande regno non era mai arrivato in Italia. Potevo leggere la trilogia senza problemi?

Per la verità i problemi, o per meglio dire i ritardi, me li sono cercati, ma ci sono stati lo stesso. Dopo aver iniziato The Isle of Battle Guy Gavriel Kay ha pubblicato un nuovo romanzo, Under Heaven. Kay non è uno scrittore molto prolifico, dopo aver esordito con La via del re nel 1984 è arrivato al suo undicesimo romanzo solo nel 2010. Però scrive benissimo, e così ho sospeso il romanzo di Russell per iniziare quello di Kay, opera della quale giusto oggi ho pubblicato una recensione su FantasyMagazine (http://www.fantasymagazine.it/libri/16173/under-heaven/). Purtroppo sono andata abbastanza a rilento, con il rientro al lavoro dopo la maternità in un momento in cui la mia Ilaria ancora non andava all’asilo. In ottobre ancora stavo leggendo. Poi è arrivata in negozio una copia di The Gathering Storm di Robert Jordan e Brandon Sanderson. Il prezzo era basso, inferiore ai 10,00 euro, e io mi trattenevo dal leggere articoli e notizie che mi incuriosivano su quel romanzo da quasi un anno, da quando era stato dato alle stampe. Con La lama dei sogni avevo subito una quantità di spoiler impressionante. Sapevo che erano articoli pieni di spoiler nel momento in cui mi accingevo a leggerli, ma erano così interessanti che li leggevo lo stesso, e così avevo finito con il ricevere un’informazione dietro l’altra. Praticamente conoscevo tutto il contenuto del libro prima ancora di leggerlo. Perciò ho deciso “mai più”.

Quali sono gli autori dei quali leggo tutto, lista della spesa compresa? Robert Jordan, appunto, e George R.R. Martin. Con Kay mi contengo di più perché, visto che in Italia è poco noto, su di lui non scrivo molti articoli.

Quante volte si può passare davanti a qualcosa che ci tenta e continuare a ignorarla? Dopo mezz’ora avevo ceduto, avevo preso quell’unica copia, l’avevo nascosta in un cassetto e ne avevo ordinata un’altra per il negozio. Prima di andare a casa ho fatto una tappa alla cassa.

Ho sospeso Kay, incurante del fatto che per lui avevo sospeso Russell, e ho iniziato La Ruota del Tempo 12. Mentre lo stavo leggendo in libreria è arrivato Towers of Midnight, edizione rilegata dal prezzo di quasi 30,00 euro. Ovvio, ho comprato anche lui, e sono passata da un Jordan all’altro. Poi ho iniziato a buttare via un bel po’ di tempo in un blog, e il tempo libero per la lettura è diminuito ulteriormente. Sì, ormai avevo entrambe le figlie a scuola, ma di solito mentre loro sono a scuola io sono al lavoro, quindi il tempo per me e i miei interessi è davvero poco.

Finito Jordan ho ripreso Kay, per poi sospenderlo per leggere The Tough Guide to Fantasyland di Diana Wynne Jones. Non mi ricordo cosa avessi letto per notare quella divertentissima guida ai cliché del genere fantasy, ma dopo averla notata dovevo assolutamente leggerla. Una volta finita, ho ripreso in mano Kay. Più o meno, perché ogni tanto m’interrompevo per leggere altro. Non che io abbia letto solo questi libri in quest’arco di tempo, questi sono quelli in inglese. Ormai ho preso l’abitudine di leggere una decina di libri contemporaneamente, quindi a volte passa parecchio tempo fra quando ne inizio uno e quando lo finisco.

In luglio qualcuno ha finalmente pubblicato A Dance with Dragons. Indovinate cosa ho sospeso per leggere cosa? In autunno poi ho deciso di leggere The Sworn Sword e The Mystery Knight, i due racconti dedicati da Martin a Dunk ed Egg e mai tradotti in italiano. Il cavaliere errante, il primo racconti, mi era piaciuto, i seguiti, ho scoperto, non sono certo da meno.

Alla fine ho smesso di divagare (non su questa pagina, ma nelle letture sì) e ho finito Under Heaven, che avevo portato avanti in maniera molto frammentaria. Poi ho ripreso The Isle of Battle, che invece avevo definitivamente sospeso. Quanto ricordavo dopo tutto questo tempo e un’infinità di libri? In alcuni casi molto, ma alcune linee narrative mi hanno creato problemi.

Si tratta “solo” di una trilogia, ma la storia è molto complessa, e i personaggi sono parecchi. Ci sono alcuni paesani che s’imbattono in uno straniero misterioso, e lo aiutano contro alcuni aggressori altrettanto misteriosi. Ovvio, lo straniero è un tizio importante, altrimenti la storia finisce, ma chi è, e ciò che sa fare, sono cose meno ovvie. Per esempio questo tizio sa trovare sentieri ignoti a tutti gli altri. Sentieri che non compaiono sulle mappe, e che portano in luoghi che non dovrebbero esistere. Quanto a chi gli dà la caccia, sono davvero solo i soldati di uno dei due grandi regni che si affrontano da talmente tanto tempo da aver fatto dimenticare l’origine delle loro contese?

Ci sono due regni che si odiano, ma forse non ci sono tutti i buoni da una parte e tutti i cattivi dall’altra. Forse in entrambe le fazioni si trovano persone buone e cattive, e forse ci sono persone buone che compiono scelte sbagliate. C’è un popolo girovago che cerca leggende e canzoni, e ci sono leggende che tornano in vita. C’è una fanciulla che vorrebbe sottrarsi al destino che le è stato assegnato, e c’è un cieco che vede molto meglio di tanti altri che invece sono dotati della vista. C’è una donna sfigurata, e ci sono personaggi che non hanno le parole per dire quel che sanno. In ballo ci sono l’anima e il corpo di alcune persone, la guerra fra due regni rivali e il destino stesso del mondo. Me la sono cercata, ma è un peccato che abbia impiegato così tanto tempo a finire questo libro, perché ho perso molte cose per strada. Ed è un peccato che il secondo e il terzo romanzo non siano mai stati tradotti, l’ennesima serie di qualità che ben pochi italiani potranno conoscere.

Ora ho iniziato The Shadow Road. Considerando che sia A Memory of Light che il nuovo romanzo di Kay sono previsti per il 2013, e che per Martin non c’è speranza, stavolta dovrei riuscire a terminare la storia in tempi brevi. Spero.



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